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Pd e M5s cercano il suicidio collettivo

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Fabrizio Cicchitto
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Caro direttore, ci permettiamo di avanzare una forte preoccupazione perché mai l’Italia a nostro avviso ha avuto un sistema politico e una classe politica così inadeguati a fronte della crisi più grave che l’Italia deve affrontare dalla fine della Seconda guerra mondiale. Comunque abbiamo affrontato questa crisi non avendo un piano pandemico e ciò è responsabilità dei ministri che si sono succeduti in questi anni e ancora di più dell’alta burocrazia ministeriale. Ciò ha comportato due mesi disastrosi fra gennaio e febbraio pagati in primo luogo da medici e da infermieri che hanno affrontato il virus senza copertura alcuna. Dopodiché indubbiamente il presidente del Consiglio Conte e il suo governo hanno avuto un colpo d’ala con la dichiarazione del lockdown fra marzo e aprile che ha consentito da maggio in poi una forte attenuazione della virulenza del contagio. Ciò però ha provocato dall’estate in poi una sorta di rilassamento che adesso stiamo pagando a caro prezzo. Per di più dall’agosto in poi il governo non ne ha azzeccata più una, come ha dimostrato il fatto che invece di mettere in atto in ottobre un lockdown che colpisse sul nascere la seconda ondata, si è arrivati a fine novembre con la pasticciata soluzione dei cosiddetti tre colori (giallo, arancione, rosso). Il risultato è davanti a tutti: più di 80.000 morti, un tasso di mortalità fra i più alti d’Europa.

A questo punto però la maggioranza si è incartata da sola, il presidente del Consiglio Conte, preso da una sorta di esaltazione e di vertigine, ha puntato all’acquisizione di autentici pieni poteri, non condizionati da nessuno (oltre all’emissione periodica dei DPCM, la gestione dei Servizi e la gestione di tutto l’approvvigionamento sanitario affidato ad una sola persona, il tentativo di progettare e gestire in solitario anche i 200 miliardi del Recovery Plan). Rispetto a tutto ciò, che poi si fondava su una tale concentrazione personale del potere da risolversi in immobilismo, il PD non ha reagito non si sa se per il fatto che il suo segretario Zingaretti non è all’altezza del ruolo oppure perché è così affascinato dal tentativo posto in essere dal suo maître à penser Bettini che sta lavorando a costruire una sorta di nuova sinistra, fondata sull’omologazione fra il PD e il Movimento 5 stelle (vedi che sbocco paradossale sta avendo l’ingraoismo), non voleva disturbare Conte che è una pedina fondamentale in questo disegno.

Però si è creata nella coalizione un vuoto politico che è stato riempito da Renzi che ha contestato apertamente la gestione di Conte nei suoi aspetti fondamentali facendo così un servizio a tutta la coalizione, in primo luogo al PD. Poi siccome Renzi è irrefrenabile quando si mette in moto egli ha anche fatto dimettere le ministre creando così una situazione di precrisi. Nel contempo, però, non bisogna dimenticare che da un lato egli ha dichiarato la sua disponibilità a trattare, dall’altro lato ha fatto astenere i suoi senatori e in questo modo ha evitato che il governo andasse in minoranza. A quel punto vista anche la situazione complessiva del Senato un presidente del Consiglio razionale, ragionevole e di stampo «neodemocristiano» (così si fa descrivere il presidente del Consiglio) e un PD «togliattiano» nel senso buono del termine (in questi giorni segnati dai 100 anni dalla fondazione del PCd’I siamo stati inondati da celebrazioni agiografiche nei confronti del «migliore») avrebbero immediatamente ripreso le trattative con Renzi e i suoi per riassorbire la dissidenza pagando dei prezzi politici ragionevoli. Invece è avvenuto il contrario: le richieste di Renzi sono state sostanzialmente accettate, ma egli e i suoi sono stati espulsi dalla maggioranza con il risultato di un autentico suicidio in diretta televisiva. Infatti, con una maggioranza di 156 senatori (di cui 3 senatori a vita) non si governa il Senato, né l’aula né le Commissioni e nemmeno la Conferenza dei capigruppo. A quel punto per evitare un’operazione razionale si è aperto invece un indecoroso mercato delle vacche e oggi il Senato della Repubblica è stato trasformato in un autentico suk.

A coprirsi insieme di infamia e di ridicolo sono i moralisti e i giustizialisti della maggioranza: una parte del PD, i grillini (quelli del «vaffa», di «onestà, onestà, onestà», di «Rodotà») e specialmente Marco Travaglio, direttore del Fatto, moderna versione dell’«Asso di bastoni». Costoro, che avevano fatto manifestazioni, scritto articoli di fuoco quando Berlusconi aveva recuperato i Razzi e gli Scilipoti, non a caso entrati nell’immaginario collettivo, adesso sono impegnati esplicitamente e ventre a terra nella stessa operazione che però essendo fatta da loro diventa nobile e rispettabile. Adesso per di più a complicare le cose è intervenuto anche l’avviso di garanzia a Cesa che, a nostro personale avviso, appare del tutto pretestuoso. A questo punto è forse l’impressione che se il PD e il M5s mantengono fermi due punti, «o Conte o morte» e «mai più con Renzi», vanno incontro ad una sorta di suicidio collettivo. Questa sequenza di stupidità e di follia viene posta in atto mentre ogni giorno muoiono come minimo 500 persone.

Anche il destra-centro, però, ha un problema grande quanto un grattacielo. Può piacere o non piacere, ma l’Italia oggi dipende in quasi tutto dall’Unione europea a guida franco-tedesca e anche dagli USA di Biden. Basta pensare a quello che stanno facendo la Lagarde e la Bce. In una situazione del genere essere l’ultima «raffica di Trump», schierarsi contro l’euro, sparare ogni giorno contro la Germania che pure ha modificato la sua linea rispetto al 2010-2011 è puro masochismo e un obiettivo, anche se involontario, sostegno ad una maggioranza in crisi. Insomma è del tutto inutile, anzi controproducente, che ogni minuto Giorgia Meloni gridi «al voto, al voto» e che Salvini faccia orecchie da mercante alle cose ragionevoli che gli suggerisce Giorgetti.

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