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Il Festival di Sanremo finisce in crociera

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Domenico Alcamo
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Arrivano i boat people della canzone italiana. Perché Sanremo è Sanremo, e quindi mamma Rai si mobilita affinché "the show must go on", lo show vada avanti anche se l’Italia, da mesi, è pressoché ferma. Dagospia, a Natale, ha dato conto di un’indiscrezione riguardante uno scenario che la tv pubblica starebbe vagliando per consentire al Festival della città dei fiori di svolgersi conciliando lo spettacolo e la presenza di pubblico. Secondo questo piano, che fonti dell’azienda confermano essere uno tra alcuni in corso di analisi, staff artistico e pubblico dovrebbero essere collocati in una nave di Costa Crociere, Costa Smeralda, ancorata nel porto della città, con tamponi anti Covid e costante monitoraggio. Da lì, ogni sera (il festival è programmato dal 2 al 6 marzo) portati a riva a bordo di alcuni tender e fatti salire su degli autobus dedicati e trasferiti direttamente all’Ariston. Un’operazione che dovrebbe riguardare circa 400 persone ogni sera. Per quanto riguarda, invece, i discografici e i giornalisti, per loro sarebbe pronta una collocazione diversa rispetto all’Ariston, o il Palafiori o il Casinò.

L’idea di tutto questo sarebbe di Antonio Marano, presidente di Rai pubblicità. Un disegno, quindi, che pare assai apprezzato anche dall’Amministrazione comunale sanremese, considerando il giovamento tratto dal porto. Dunque, un progetto che per certi aspetti ricorda la famosa "bolla" di Orlando con cui è stato possibile giocare il campionato NBA negli Stati Uniti. Considerando che quello di quest’anno sarà senz’altro anomalo, senza possibilità che gli artisti "vivano" Sanremo come da tradizione, per quanto alcuni eventi come il red carpet e il Dopofestival potrebbero essere confermati.

Certamente, dunque, anche la gara della canzone finirà nel novero di certe ritualità stravolte dall’onda del Covid. Tutto questo, però, emerge in una fase particolarmente difficile per il Paese. Qualora fosse adottato questo progetto, si tratterebbe di un modo di agire in sicurezza, cosa che però non è stata consentita allo spettacolo dal vivo, cui sono state sbarrate le porte da mesi. Per non parlare, poi, cambiando settore, dei ristoranti, prima spinti ad ingenti impieghi di denaro per adottare le norme di sicurezza e di distanza e poi messi davanti all’unica ipotesi di chiudere la sera.

Tutto questo, quindi, si prepara a coinvolgere la polemica politica. Così Michele Anzaldi, deputato di Italia Viva e segretario della Commissione di Vigilanza, ha scritto un lungo post di Facebook in proposito. «Mentre da mesi tutti i teatri e i musei sono chiusi, mentre i concerti sono vietati da tempo e c’è l’intera industria culturale in ginocchio, la ricca Rai, l’unica azienda italiana che non ha problemi di bilancio perché è mantenuta dai soldi del canone degli italiani, vorrebbe avere una corsia preferenziale per Sanremo, aggirando la legge con una dubbia operazione che porterebbe centinaia di persone all’Ariston come pubblico. La conferma data alla stampa che si starebbe pensando ad una soluzione del genere è gravissima, è urgente che arrivino chiarimenti in Commissione di Vigilanza. Il presidente Barachini pretenda trasparenza dai vertici del servizio pubblico». E poi aggiunge: «Si pronuncino il Comitato tecnico scientifico e il ministero della Sanità. Chi garantisce che spostare ogni giorno centinaia di persone dagli alberghi o da una nave non metta a rischio la salute degli italiani? Chi garantisce che il Festival non diventerà un maxi cluster di contagi?». Certo è vivo il rischio del principio di «due pesi e due misure», che sarebbe inconcepibile per l’opinione pubblica.
 

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