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La Azzolina ci accusa di fake news. Ma è lei che ha mentito agli italiani

Lucia Azzolina

Franco Bechis
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Ieri avevo espresso un dubbio sul ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, scrivendo «o è incapace o è in malafede». Ma l’ha risolto la diretta interessata ieri grazie a un comunicato del suo ministero: è sicuramente in malafede. Poi probabilmente anche incapace. Ma il ministro mente sapendo ben di mentire.

Ieri infatti Il Tempo ha svelato quel che è emerso durante una audizione parlamentare del coordinatore del comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo: il 31 ottobre i contagi in poco più di un terzo delle scuole erano già giunti a 65mila, una cifra enorme e un tasso di contagio che solo con questi numeri in quasi tutte le regioni era superiore al tasso medio della popolazione.

 

Avevate mai letto questi dati? No, perché sono stati pubblicati per la prima volta questa settimana – a più di un mese di distanza - dalla rivista Wired, che per ottenerli ha dovuto fare una formale richiesta di accesso a cui il ministero della Azzolina per legge non ha potuto sottrarsi. Solo ora li abbiamo letti tutti, perché prima non erano pubblici e quindi erano stati nascosti alla pubblica opinione. Cosa grave che abbiamo appreso ieri sono stati nascosti anche al comitato tecnico scientifico, visto che Miozzo ha confessato davanti al Parlamento di averli letti come tutti noi su Wired.

Avere difeso con le unghie e con i denti l’apertura delle scuole e ribadito in più occasioni che negli istituti non c’era alcun rischio avendo sotto gli occhi quei numeri è di una gravità inaudita e spero che alle procure della Repubblica non sfugga il fatto. Avremmo immaginato oggi che la Azzolina stesse zitta come in effetti ha fatto per gran parte di novembre quando nessuno la esponeva più dopo le cantonate prese, o (ma su quello speravamo poco) chiedesse scusa. Invece attraverso il suo ministero ha dato alle agenzie un incredibile comunicato, accusando Il Tempo di fake news (è lo sport di tutti i veri campioni di fake come lei) e sostenendo che «nessun dato è stato nascosto» perché quei dati sono stati forniti all’Istituto superiore di Sanità «per le opportune valutazioni e per il loro utilizzo. Come è noto la raccolta dei dati relativi ai contagi, di qualsiasi ambito, compete alle autorità sanitarie (...) Si ricorda infine che l’analisi epidemiologica dovrebbe essere sempre svolta con la massima cautela e affidata ad esperti, per evitare di veicolare messaggi imprecisi, se non addirittura scorretti».

Dunque l’Azzolina non ha mai reso pubblici quei dati, come conferma questa sua presunta smentita. E la pubblica opinione non li avrebbe mai conosciuti non fosse per l’ostinazione della rivista Wired. Averli trasmessi all’Istituto superiore di Sanità è affare suo, ma che al 31 ottobre 2020 ci fossero 65mila contagiati nella scuola lo apprendiamo tutti solo ora.

Fossi nella Azzolina eviterei però la lezioncina sull’uso corretto dei dati, che dovrebbero dare solo gli esperti. Perché la prima ad averli forniti in pubblico quando voleva usarli per difendersi da attacchi politici è stata lei. Il 5 ottobre è stata lei - non gli esperti - a dire che gli studenti positivi erano «1.492, lo 0,021% dei casi. Il personale docente che risulta contagiato è pari a 349 persone, lo 0,047% e sono 116 i casi di positivi fra il personale non docente nelle prime due settimane di lezione».

 

Capita la malafede di oggi? I dati li forniva lei - non so se veri o falsi - per le sue polemicucce politiche. Stessa cosa il 9 ottobre, quando è l’Azzolina e non l’Iss o gli esperti a dare i nuovi dati: positivi al virus «2.348 studenti, 402 professori, 144 operatori Ata e personale non docente. I casi di positività al virus ci sono e ci saranno, è inevitabile, ma le misure che abbiamo introdotto ci permettono di individuarli tempestivamente...».

Faccio notare che quei dati forniti così erano davvero una fake news, perché la Azzolina si dimenticava sempre di specificare la loro provenienza: dai presidi che volontariamente rispondevano a un questionario in misura molto ridotta. Le risposte anche in quel caso riguardavano una minoranza assoluta delle scuole, quindi i dati erano in difetto e di molto. La Azzolina lo sapeva, ma lo taceva.

Poi basta dati (si vede che erano pesanti) e il ministro si limitava a slogan. Il 12 ottobre a Vercelli: «La scuola è veramente il posto più sicuro rispetto a tanti altri luoghi». Il 14 ottobre Azzolina intervistata dall’Ansa: «I contagi non avvengono dentro le scuole». Il 15 ottobre, dopo che Vincenzo De Luca aveva chiuso le scuole della Campania: «Lì lo 0,75% degli studenti è risultato positivo a scuola e di certo non se lo è preso a scuola».

Basi scientifiche per queste affermazioni? Esperti che certificavano? Zero. Parole in libertà cui ci ha abituato la ministra parolaia. Il 25 ottobre Azzolina che deve pure conoscere i dati dei contagi che però non svela alla pubblica opinione va in pressing su De Luca per riaprire la scuola. Il 29 ottobre tuona contro Michele Emiliano che nel frattempo ha chiuso la scuola. L’11 novembre, quando il ministro quindi sa benissimo che in poco più di un terzo delle scuole ci sono già 65 mila contagiati, la Azzolina dichiara: «I dati sui contagi nelle scuole li hanno le Asl e li comunicano all’Istituto superiore della Sanità che pubblica un rapporto complessivo una volta alla settimana: l’ultima volta ha riferito che nelle scuole c’è il 3,5% dei focolai rispetto a quelli di tutto il paese».

Attenti a questa dichiarazione, perché dice l’esatto opposto di quello affermato ieri. Per la Azzolina l’11 novembre sono le Asl a trasmettere i dati sui contagi a scuola all’Istituto superiore di Sanità. Ieri invece ha sostenuto di averli trasmessi sempre lei. Quindi o ha raccontato menzogne un mese fa, o le racconta adesso. Di sicuro le racconta. E certo ha nascosto alla pubblica opinione i dati negativi in suo possesso che invece svelava volentieri finché facevano comodo per difendersi da critiche politiche.

Tutto si può trovare in questo modo di comportarsi, meno che l’attenzione alla salute di studenti e professori che lei avrebbe dovuto proteggere. Ora sappiamo che la strage della seconda ondata del virus è originata nei numeri dal sistema scuola riaperto senza alcuna sicurezza. Prima di pensare a riaprire la scuola bisogna che ci si prenda tutte le responsabilità del disastro di questo autunno. Al resto penseranno i magistrati.
 

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