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Duello sulle riaperture. Il grande rebus di Natale

Carlantonio Solimene
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Natale sì, Natale no. Non passa giorno che sul tavolo del governo non sia ribadito con forza il grande bivio che attende l’esecutivo il prossimo 3 dicembre, quando Giuseppe Conte sarà chiamato a varare il Dpcm che con ogni probabilità stabilirà quale libertà di movimento avranno gli italiani nel corso delle festività. Una partita che, è noto, non riguarderà solo la necessità «religiosa» di celebrare adeguatamente la ricorrenza più amata, ma anche l’eventualità di concedere al commercio una boccata d’ossigeno nel periodo che, in tempi normali, consente di far registrare i maggiori incassi.

Le ipotesi sul tavolo sono quelle già emerse negli ultimi giorni. La possibilità di allungare l’orario di bar e ristoranti oltre le 18, di ritardare il coprifuoco di un’ora o due, di riaprire a ridosso delle feste anche le attività «non necessarie». È quello che tutte le associazioni delle categorie produttive sperano, citando i dati drammatici del fatturato dei mesi più recenti. «Nell’ultimo trimestre bar e ristoranti romani hanno perso 300 milioni di euro di fatturato, tornare all’orario lungo, rinunciando alla chiusura alle 18 ci consentirebbe di recuperare nel mese di dicembre circa cento milioni» dice Sergio Paolantoni, presidente di Fipe Confcommercio Roma. E stime analoghe arrivano da tutta la Penisola.

Alle ragioni del portafoglio, però, fa da contraltare la situazione degli ospedali che continua ad aggravarsi. È vero che l’epidemia sta rallentando (l’indice Rt medio si è abbassato a 1,18), ma al momento i pazienti in terapia intensiva continuano ad aumentare. Ieri appena 10 in più, è vero: il dato più basso delle ultime settimane. Ma non ancora una diminuzione in termini assoluti. Di fronte a questa tendenza, spingersi a immaginare una deroga alle regole attuali appare un salto nel buio. Per lo meno per il Pd, la forza più «prudente» nella maggioranza di governo. «I primi segnali in controtendenza sono ancora del tutto insufficienti per poter cantare vittoria. Dobbiamo tenere duro e resistere, bisogna continuare con grandissimo rigore e tenere ancora altissimo il livello di attenzione» avvisa il ministro della Salute Roberto Speranza. Cui fa eco il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni: «Non scambiamo il rallentamento della crescita dei contagi per uno scampato pericolo».
Alle feste in arrivo si riferisce direttamente la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa: «Questo Natale dobbiamo fare lo sforzo di essere davvero il meno numerosi possibile - spiega - A tutti verrà chiesto di limitare il più possibile le persone che si riuniscono». «Mancano 40 giorni a Natale - aggiunge - e in questo momento i dati epidemiologici ci dicono che non ci si può spostare tra regioni, ma ci aspettiamo che i numeri migliorino e che quindi siano possibili deroghe» aggiunge, lasciando quindi una porta aperta agli spostamenti. A Capodanno, comunque, «non saranno permessi ritrovi in piazza e feste». E se il leader di Italia Viva Matteo Renzi invita a «pensare prima alle scuole che al Capodanno», già nei giorni scorsi il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia aveva invitato tutti a restare coi piedi per terra: «Il dibattito mi sembra lunare. Neppure gli scienziati si avventurano a dire quale sarà la curva epidemiologica a Natale».

Una differenza rispetto al recente passato, però, è evidente. Il volume delle polemiche tra Regioni ed esecutivo si è improvvisamente abbassato. Come se i governatori avessero accettato le limitazioni. Non tanto perché le chiusure differenziate stanno dando i loro effetti. Ma soprattutto perché hanno compreso come stringere maggiormente i bulloni oggi possa significare allentarli a ridosso del Natale. Emblematiche la parole del presidente della Liguria Giovanni Toti: «Attenzione: dall’Immacolata all’Epifania, ci giocheremo un pezzo significativo del Pil nazionale, quindi dovremo farci trovare pronti». Un modo per far capire che quella con Conte è solo una tregua. Se a Natale non sarà concessa una boccata d’ossigeno all’economia, il braccio di ferro tornerà brutale.

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