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Moretti: "Hanno fatto bene le alunne. L'avrei fatto anche io"

Pietro De Leo
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«Credo sia sempre bene non strumentalizzare le vicende prima di averle approfondite». Così Alessandra Moretti, eurodeputata Pd, commenta a «Il Tempo» il «minigonnagate». 
Esordio equilibrato, onorevole. 
«Guardi, io penso che le donne e le ragazze più giovani debbano essere libere di esprimere la loro identità, che si manifesta anche nel modo in cui ciascuno decide di vestirsi. Ciò detto, però, nei luoghi che rappresentano le istituzioni occorre mantenere anche nell’abbigliamento un certo decoro. A scuola, come in un Tribunale, in un ospedale. Dunque non si va a scuola con la pancia di fuori, o per i maschi con i bermuda corti o le ciabatte». 

 


Quindi quanto affermato dalla vicepreside non è un tabù?
«La parte in cui osserva il rischio che a qualche professore possa “cadere l’occhio” è francamente inaccettabile. È un’espressione che ci richiama al “se l’è cercata” troppe volte sentito quando una donna viene violentata e aveva dei vestiti succinti. Oppure all’ultima sentenza della Corte d’appello di Milano che sta facendo discutere (ha sancito lo sconto di pena a un uomo accusato di aver stuprato la compagna per un “atteggiamento disinvolto”, ndr). Occorre stare molto attenti su queste cose, perché c’è un rischio di arretramento sulla tutela della dignità della persona, le giovani ragazze di oggi devono prendere contezza di quanto sia importante lottare per questo». 
Dunque approva l’iniziativa di presentarsi tutte in minigonna?
«Sì, hanno fatto bene. Al loro posto l’avrei fatto anche io». 

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