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Da Kirchner a Podemos: quanti sospetti sul Venezuela

Il governo chavista accusato in passato di aver finanziato movimenti politici in giro per il mondo

Daniele Di Mario
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Soldi al MoVimento 5 Stelle dal Venezuela di Chavez? Il caso, lanciato dal giornale spagnolo ABC (secondo cui il governo di Caracas avrebbe versato 3,5 milioni di euro ai pentastellati nel 2010), crea un terremoto politico in Italia, col centrodestra che chiede chiarimenti e la presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni che, nell'auspicare indagini veloci da parte della magistratura, chiede al governo di riferire in Parlamento. In ogni caso, non è la prima volta che il Venezuela viene accusato di finanziare partiti politici di altri Paesi.

Come riporta infatti l'AdnKronos, non è la prima volta che il Venezuela chavista viene sospettato di finanziare movimenti amici in giro per il mondo. Negli anni passati, quando i petrodollari ancora riempivano le casse del Tesoro di Caracas, la stampa internazionale ha più volte denunciato i tentativi di ingerenza del Venezuela nei processi politici di altri Paesi. In almeno due occasioni, i sospetti sono diventati accuse concrete, che hanno messo in serio imbarazzo i presunti beneficiari della generosità venezuelana. Il primo episodio risale all’agosto del 2007 ed è noto come «lo scandalo della valigetta».

Lo scandalo ebbe inizio quando Guido Alejandro Antonini Wilson, un imprenditore con passaporto Usa e venezuelano, giunse in Argentina con un jet privato e venne scoperto con una valigetta contenente 800mila dollari non dichiarati. L’imbarazzo per i governi di Caracas e Buenos Aires fu grande. Il Venezuela, pochi anni prima, aveva introdotto rigidissime regole contro l’esportazione di valuta fuori dal Paese. Secondo le ricostruzioni dell’epoca, Wilson faceva parte della cerchia ristretta vicina a Hugo Chavez ed era stato inviato con una borsa piena di dollari nell’Argentina dell’allora presidente Néstor Kirchner per finanziare la campagna elettorale della moglie Cristina e per ’oliarè alcuni meccanismi della burocrazia argentina, in vista di accordi petroliferi che lo stesso Chavez avrebbe firmato pochi giorni dopo in visita a Buenos Aires. Il secondo scandalo è più recente ed è stato portato alla luce anch’esso da Abc, la testata spagnola che oggi denuncia i presunti aiuti finanziari del Venezuela al Movimento 5 Stelle. Un documento ufficiale ottenuto quattro anni fa dal quotidiano spagnolo, indicava che tra il 2008 e il 2012 il Centro de Estudios Políticos y Sociales aveva ricevuto 7 milioni di euro dal governo venezuelano. Molti esponenti del thinktank, tra cui lo stesso Pablo Iglesias, diedero poi vita al movimento di sinistra e no-global Podemos, attualmente al governo in Spagna. Il documento, firmato da Hugo Chavez e dall’allora ministro delle Finanze venezuelano Rafael Isea, attestava che le generose donazioni servivano a stabilire «legami più stretti con le forze di sinistra e anti capitaliste in Spagna per creare in quel Paese un consenso attorno al cambiamento politico in linea con quello del governo bolivariano».

Iglesias ha sempre negato le accuse, anche davanti alla commissione d’inchiesta del Senato, istituita per verificare eventuali finanziamenti illeciti ai partiti spagnoli. Il leader di Podemos, un tempo un acceso sostenitore del Venezuela bolivariano, nel dicembre del 2018 si spinse fino ad una vera e propria autocritica delle sue precedenti posizioni nei confronti del governo di Caracas.

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