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Conte, invece di farti bello ascolta l'Italia che non ce la fa

GLI STATI PARTICOLARI Al via oggi la passerella del premier: soluzioni zero, visibilità tanta. Se al governo servono idee, ecco le voci dell'Italia che vorrebbe lavorare ma che è stata dimenticata

Franco Bechis
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A leggere la lista degli ospiti che oggi sfileranno a quelli che Giuseppe Conte ha voluto chiamare «Stati generali» con assai poca fantasia, sembra di assistere a una sessione a Cernobbio del convegno annuale dello studio Ambrosetti. O come dice con malizia Mario Monti a «una Bilderberg del Movimento 5 stelle». Perché certo una giornata di videoconferenza con Ursula von der Leyen, David Sassoli, Paolo Gentiloni, Charles Michel, Ignazio Visco, Christine Lagarde, Ángel Gurría e Kristalina Georgieva può avere un certo interesse per lobbisti e banchieri di affari: Ben poco per il resto degli italiani. Certo con le istituzioni europee Conte deve ancora trattare nella speranza di sbloccare quei fondi per l'emergenza che arriveranno con gravissimi ritardi. Perfino quello tanto strombazzato sulla cassa integrazione - il Sure - deve ancora partire e al momento (come ha ben spiegato Tino Oldani su Italia Oggi) sembra più una fregatura che una opportunità: l'Italia dovrebbe mettere 3 miliardi subito con la speranza di ottenere in cambio quest'anno 2,5 miliardi. I soldi servono qui e invece per ora siamo noi a versarli all'Unione europea. 

 

Un altro miliardo con il decreto rilancio lo abbiamo stanziato noi per la Bei che dovrebbe aiutare noi, ma non si è visto ancora un euro. C'è più di una ragione perché il governo italiano inizi a fare la voce grossa con le istituzioni europee perché se Conte va avanti a fare inchini, anche il Recovery Fund (o Next Generation) che partirà solo l'anno prossimo rischia di trasformarsi in identica beffa per l'Italia.

A Villa Pamphili in videoconferenza con i grandi di Europa il nostro premier certamente si beerà del diluvio di parole che lo attende, ma si perderà semplicemente altro tempo oggi assai prezioso.

Il menù non cambierà molto nei giorni successivi, perché la filosofia degli Stati generali è quella di uno show personale del capo del governo (cosa che irrita ministri del Pd e anche ministri M5s che ambiscono alla loro fetta di palco sotto i riflettori), e non alla soluzione dei gravi problemi esistenti.

 

Per questo motivo da oggi su Il Tempo nel nostro piccolo pubblicheremo i «contro-Stati», mettendo da parte parole inutili e ribalte politiche per dare voce invece alla concretezza delle difficoltà che moltissime categorie di italiani stanno vivendo ora. Li chiamiamo «stati particolari» perché è proprio nella storia particolare che si trova la realtà di ogni giorno con le sue difficoltà, e forse leggendole nella loro concretezza si potranno calibrare risposte che servano a risolvere come non è mai accaduto invece nei grandi piani ideologici che ognuno porterà sul palcoscenico organizzato da Conte...

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