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Giuseppe Conte, l'idillio ormai è finito: il premier si becca il suo Vaffa-day

Franco Bechis
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Nel tardo pomeriggio di ieri Giuseppe Conte ha convocato stampa e tv all'aperto, in piazza Colonna, davanti al portone di palazzo Chigi, per raccontare i magnifici Stati generali che stanno per partire con ricche sorprese e cotillons. Mentre rispondeva alle domande dei giornalisti in via del Corso si è formata una folla di curiosi come sempre capita in queste occasioni. La polizia tratteneva i curiosi dietro le transenne che impediscono l'accesso in piazza, e mano mano ne arrivavano altri: erano circa le sette di sera e lo struscio nel centro di Roma iniziava ad essere folto. Vedendo tutta quella folla con i telefonini in mano e già pregustandosi qualche selfie rigorosamente con la mascherina (così si sarebbe contrapposto plasticamente a Matteo Salvini), Conte ha fatto un cenno al portavoce Rocco Casalino e guardato supplice stampa e tv: “Ho risposto a tutte le domande. Vorrei andare a prendermi un caffè con i miei collaboratori. Però senza di voi. Promettete di non seguirmi così non disturbiamo chi lavora?”.

Il premier con tanto di scorta si è avviato calzando la mascherina (l'aveva tolta per rispondere ai giornalisti) e sorridendo con gli occhi verso quella piccola folla di curiosi fino a quel momento composta e muta. Prima del lockdown Conte lo faceva di tanto in tanto, godendosi il bagno di inevitabili consensi e simpatia e fermandosi spesso a chiacchierare con la gente. In questi ultimi tempi è capitato una sola volta, quando ha concesso la riapertura dei primi esercizi commerciali e si è fatto un giro in piazza del Parlamento facendosi riprendere mentre ascoltava i problemi e le speranze degli esercenti. Ieri probabilmente avrebbe voluto ripetere quella scena sorseggiando un caffè, ripreso dal proprio staff. Ma appena è arrivato alle transenne si è alzato un urlo: “Presidente, i soldi, i soldi!”, ed è corso di bocca in bocca per quella piccola folla che all'improvviso si è trovata insieme senza alcuna appartenenza comune. “La cassa integrazione, paghi la cassa integrazione che è un a vergogna!”. Lui sorpreso ha provato a dialogare con una signora che si è trovata quasi davanti, stando però al di qua delle transenne e ben protetto dal cordone di polizia che subito ha serrato le fila con qualche preoccupazione. Un po' di dialogo c'è stato, ma piuttosto arcigno. E da un gruppo di ragazzini nella via è partito un coro a lui rivolto ben poco rassicurante: “Buffone! Buffone!”, e i coristi in pochi secondi sono diventati piccola legione.

Conte è sembrato più che stizzito, incredulo per la prima vera contestazione che gli capita di subire da quando è a palazzo Chigi. Una protesta spontanea e non organizzata, che metteva insieme gente diversissima che ad occhio avresti inquadrato in casalinghe, commercianti, lavoratori qualsiasi, disoccupati, studenti... Qualcuno che si scaldava più degli altri probabilmente aveva la sua fede politica bella evidente (dai tatuaggi era innegabile fosse di destra e non della più mansueta), ma altri proprio no. A quel punto Conte ha tirato su la mascherina fin sopra gli occhi e girato i tacchi alla svelta in direzione di palazzo Chigi. Come si può sentire nel video che ha integralmente ripreso la scena e che è visibile sul nostro sito internet (www.iltempo.it), il premier ha solo sussurrato ai suoi collaboratori: “impossibile”, perché davvero doveva sembrargli così.

Possiamo confortarlo svelando un segreto: il caffè non l'avrebbe comunque sorseggiato anche se davanti avesse trovato la folla festante di cui i sondaggi debbono averlo tragicamente illuso. Il motivo è semplice: il bar a cui era diretto non ha mai riaperto dopo il lockdown, perché fatti due calcoli e viste le nuove regole imposte dai decreti governativi ha concluso che era più conveniente restare chiusi e attendere aiuti e cassa integrazione promessa piuttosto che tornare a sfornare caffè per pochi intimi perdendo migliaia di euro al giorno. Il premier avrebbe dovuto camminare parecchio per trovarne un bar riaperto almeno scommettendo sulla propria sopravvivenza. Peccato che quella passeggiata non sia stata possibile per ragioni di sicurezza: quel bagno in una realtà che evidentemente non gli è più familiare da troppo tempo, sarebbe servito a Conte assai più della passerella che si appresta a fare con grandi e piccoli della terra a villa Pamphili. Ma l'umore di quella piccola folla ostile dovrebbe avergli raccontato un po' quello che i cortigiani evidentemente gli hanno fin qui nascosto. Sono stati minuti preziosi, e i fischi in certi casi possono diventare una straordinaria lezione di vita. A patto ovviamente di sentirli. E di non raccontarsi bugie. Non è “impossibile”. E' la verità. Sempre più diffusa.

 

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