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Lo Stato lascia a piedi i suoi eroi

Franco Bechis
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Santi non ce ne sono più al giorno d’oggi, quindi vai con gli eroi! Quanti eroi abbiamo scoperto nelle dure settimane del coronavirus e certo ce ne saranno stati ancora di più di quelli che abbiamo raccontato. Un bel titolo in prima pagina, una foto che strappi la lacrimuccia, ora anche una medaglia al petto proposta dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Iniziativa lodevole, per carità. Solo che passata la festa, gabbato l’eroe. Così scopri che i medici in prima linea debbono levare le tende perché qui da noi fanno la fame e in Germania invece offrono ponti d’oro. E gli infermieri? I precari, gli inviati speciali sul fronte dell’emergenza, hanno già perso il lavoro. Quelli che l’hanno mantenuto sono oggi in piazza a protestare non fosse per una questione di dignità per quel caffè scarso alla settimana con cui il governo crede di averli premiati: «Tenetevelo pure».

Ma c’è una storia che racconta meglio di altre questo paese. Come accennavo prima, ricorderete che il 2 giugno durante la visita a Codogno il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva annunciato di volere insignire «dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica un primo gruppo di cittadini, di diversi ruoli, professioni e provenienza geografica, che si sono particolarmente distinti nel servizio alla comunità durante l’emergenza del coronavirus. I riconoscimenti, attribuiti ai singoli, vogliono simbolicamente rappresentare l’impegno corale di tanti nostri concittadini nel nome della solidarietà e dei valori costituzionali». Il Quirinale poche ore dopo ha fatto conoscere la lista dei 57 «simboli». Fra questi c’era una giovane donna bionda di Vicenza che faceva la supplente della scuola primaria. Ecco nome e motivazione ufficiale della medaglia quirinalizia: «Cristina Avancini, l’insegnante di Vicenza che nonostante il contratto scaduto non ha interrotto le video-lezioni con i suoi studenti».

 

Venerdì sera tornavo a casa dopo il lavoro e come sempre ascoltavo la bella trasmissione «Tra poco in edicola» condotta da Stefano Mensurati su Radio Uno Rai. Era dedicata alla scuola. E al telefono a un certo punto hanno collegato la nostra insegnante Cristina, neo Cavaliera al merito della Repubblica. Con molta semplicità ha raccontato la sua storia che sono andato a risentirmi per sbobinarla testualmente: «Appena ho ricevuto questa onorificenza» ha spiegato, «sono restata molto stupita, perché non mi sentivo assolutamente un eroe del Covid rispetto ai medici e agli infermieri o alle ricercatrici dello Spallanzani che hanno isolato il virus. Quando ho letto il mio nome nella lista all’inizio pensavo di non essere io, non avevo proprio capito se era una omonimia o qualcosa altro». Ma ecco il motivo di tanto stupore: «Nel mio piccolo non ho fatto assolutamente nulla. Ho continuato a fare la mia didattica con i miei bambini, con gli alunni della primaria, in un momento in cui le cose non erano chiare. Sono una precaria dell’insegnamento, avevo un contratto da supplente, perché sostituivo una collega che era in malattia, quindi sapevo che il mio contratto era comunque a termine. Era scaduto, ma c’era stata una finestra in cui il ministro Lucia Azzolina aveva lasciato ai dirigenti la possibilità di scegliere (una proroga). Quindi c’era questa finestra di incertezza e io ho continuato a fare il mio lavoro ma poi ho scoperto in realtà che il contratto non era stato rinnovato e quindi avevo lavorato gratis».

Allora salta all’occhio che la storia è del tutto diversa da quella narrata nella motivazione dall’onorificenza. Cristina è una precaria della scuola, e certo a volere insegnare con una scuola così e una ministra della Pubblica istruzione che da mesi combina un casino dietro l’altro, c’è un pizzico di eroismo. Vale per lei come per decine di migliaia di altre insegnanti nella sua condizione. Ma la nostra maestra vicentina ha continuato a insegnare durante il lockdown ai suoi bambini perché era stata illusa da una delle miriade di sciocchezze dette dalla ineffabile Azzolina (quella che vorrebbe chiudere nel plexiglass magari con un po’ di formaldeide i nostri bambini), che l’aveva illusa. Solo dopo qualche settimana la povera Cristina ha capito di avere lavorato gratis suo malgrado, subendo prima la beffa azzolinesca e poi il danno reale del mancato pagamento dello stipendio. Lo Stato le dovrebbe almeno mille euro per la sua fatica. Invece di pagarglieli se la cava appuntandole una medaglia sul petto con qualche nastrino e cotillons. Tanto per capirci, qualche ex premiato del Quirinale incorso in difficoltà economiche ha messo in vendita l’intero set premiale, e il prezzo si aggira fra i 70 e i 100 euro.

Ora al Quirinale andrebbe consigliato di rivedere un po’ la sua rete di scout di eroi, perché questa volta ci hanno propinato una bella fake news vendendo una storia del tutto diversa da quello che era. Ma andiamo al senso più profondo di quel che è accaduto: uno Stato non ottempera ai suoi doveri principali e alza molta sabbia per nascondere le sue manchevolezze e le evidenti defaillance alzando vessilli di eroi da figurine Panini per nascondere il tutto. Un metodo non particolarmente saggio, perché ricorda le brioches di Maria Antonietta e lì non finì affatto bene, ma che Stato è uno che pensa di farla franca nascondendosi dietro la polvere alzata per nascondere? Conoscendo il Capo dello Stato Mattarella, sono certo che lui non sapesse nulla di queste storie e che fosse in assoluta buona fede, altrimenti conoscendo la realtà, più delle mani per apporre medaglie avrebbe alzato i piedi per assestare sulle terga di qualche ministro - Azzolina in primis - la punizione minima che ci vorrebbe. Ora che ne è a conoscenza, sono certo che ne farà uso. Metterà la medaglia sul petto a Cristina che la prenderà a nome di tutti gli insegnanti precari di Italia. E poi nel modo che sceglierà, il presidente della Repubblica farà pressioni sulla ministra della Pubblica Distrazione perché consegni alla stessa l’assegno dovuto per il mese di lavoro eseguito per lo Stato che non ha ancora pagato. 

 

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