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Salvini scopre di aver ancora bisogno di Silvio

Carlantonio Solimene
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Lo spoglio delle Regionali in Sardegna ha tranquillizzato i big del centrodestra. Una vittoria data per scontata alla vigilia era stata messa in discussione dai primi exit poll, in cui il candidato del centrosinistra Massimo Zedda era dato appaiato a Christian Solinas. Poi i dati reali hanno rimesso le cose a posto. Quando lo spoglio ha superato la metà delle sezioni, l'uomo scelto da Matteo Salvini per conquistare la carica di governatore veleggia oltre il 47% dei consensi, circa 14 punti in più di Zedda, e nessuno discute più la sua vittoria. Messa al sicuro la vittoria della coalizione, resta da misurare quanto - del successo - sia ascrivibile alla scalata di Matteo Salvini. Ed è qui che arriva una parziale sorpresa. Perché la Lega cresce e, insieme al Partito Sardo d'Azione (con il quale era già "apparentata" alle Politiche) supera il 20% dei consensi. Ma non sfonda. Per lo meno, non quanto era lecito aspettarsi dopo che per due settimane Salvini aveva praticamente spostato sull'isola la sua residenza, spingendosi a recitare un ruolo da protagonista nella "vertenza" dei pastori sardi nonostante il dossier sarebbe stato di competenza del ministro del'Agricoltura Gianmarco Centinaio. Così il leader del Carroccio si trova costretto a dire grazie alle performance tutto sommato accettabili degli alleati Forza Italia e Fratelli d'Italia. Il partito di Berlusconi tutto sommato tiene, superando l'8%. Quello della Meloni si inerpica fino al 5. Complessivamente un 13% che va al centrodestra "d'opposizione" e che ha un significato particolare. L'azione di "svuotamento" che la Lega stava compiendo nei confronti dei suoi storici alleati ha subìto una battuta d'arresto. E la sorpresa è solo parziale perché una dinamica del genere era stata già registrata in Abruzzo, sebbene in quel caso l'exploit di Fratelli d'Italia fosse giustificato soprattutto dal fatto che il partito della Meloni esprimeva il candidato governatore. L'impressione, quindi, è che al di là di una forza elettorale ormai conclamata del centrodestra "classico", la scalata del leader del Carroccio si sia arrestata. E questo, probabilmente, potrebbe essere dovuto anche alle difficoltà che il governo sta incontrando. Non sono solo le deludenti performance dell'economia a preoccupare l'elettorato. Ma anche l'eccessiva melina sulla Tav e le frenate sulla riforma delle autonomie. Archiviata l'infatuazione iniziale dovuta soprattutto al contrasto dell'immigrazione irregolare, l'alleanza inedita con i Cinquestelle sta mostrando la corda. E i voti del centrodestra, invece che andare al Carroccio, restano nell'area dell'opposizione. Tutti fattori che, nel medio periodo, potrebbero convincere Salvini a staccare la spina al governo. Giorgia Meloni, d'altronde, lo ha detto con chiarezza: "Mi sembra che la fine del governo si stia avvicinando...".

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