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Il sovranismo in radio? Un'idea del Pd

Oggi si stracciano le vesti per le quote di canzoni italiane ma nel 2014...

Davide Di Santo
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«È tornato il MinCulPop». Il disegno di legge sulle quote italiane in radio con primo firmatario il deputato leghista Alessandro Morelli agita il centrosinistra. Peccato che il palinsesto sovranista immaginato dal presidente della Commissione trasporti della Camera, con la quota obbligatoria di almeno una canzone italiana su tre fissata per legge, sia una vecchia idea del Pd caldeggiata a più riprese anche dall'ex ministro dem Dario Franceschini e poi finita in un nulla di fatto. Tutto parte da una interrogazione del 28 gennaio 2014 a prima firma del senatore democratico Stefano Collina e indirizzata a Massimo Bray, allora ministro dei Beni culturali del governo Letta. Il nutrito gruppo di senatori, quasi tutti del Pd, chiedeva un rilancio «della produzione musicale italiana sul modello degli altri Paesi europei, come la Francia e l'Inghilterra».  Con quali mezzi? Sentite qua: i senatori si chiedono se il ministro «non ritenga opportuno attivarsi affinché all'interno dei programmi radiofonici e televisivi venga riservata una quota obbligatoria pari al 40 per cento di musica italiana prodotta in Italia, con un'ulteriore quota destinata alla promozione dei giovani talenti pari al 20 per cento, come, ad esempio, avviene in Francia». Già, la radio autarchica immaginata solo cinque anni fa dal Pd prevedeva palinsesti con la maggioranza di musica italiana imposta per decreto, altro che 30 per cento. E si proponeva di estendere l'obbligo alla televisione. Collina & co. all'epoca rilanciavano in Parlamento un appello proposto al... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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