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Aumenti di stipendio nel Cnel da chiudere

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L'ente è accusato di scarsa produttività ma alza a 20 mila euro i premi ai dirigenti

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Ad ogni spending review viene inserito nella lista degli enti inutili, in molti hanno provato a chiuderlo e Renzi ha detto più volte che questa potrebbe essere la volta buona. Eppure non solo il Cnel è ancora lì ma, facendosi beffa di qualsiasi piano di revisione dei costi, ignorando gli annunci del premier, ha addirittura dispensato a pioggia un sostanzioso premio di risultato ai suoi dirigenti di seconda fascia. A beneficiare di questa «manna» sono sei manager che hanno già una retribuzione di oltre centomila euro. Tutto ha origine da un accordo raggiunto tra il Segretariato generale con i sindacati dei dirigenti, in base al quale è stato disposto l'aumento del 40% del premio annuo di risultato, portandolo da 15 a 20 mila euro annui pro capite in misura uguale per tutti. Il risultato è che questi sei manager di Villa Lubin arrivano ad avere una retribuzione superiore a quella dei loro colleghi della Presidenza del Consiglio e quasi il doppio di quella dei dirigenti del resto della pubblica amministrazione. Ma questa non è l'unica stranezza in epoca di riduzione delle spese. Risulta infatti che quest'anno il premio di produzione è superiore a quello dell'anno scorso. Il motivo è semplice. Nel frattempo un paio di colleghi sono andati in pensione e l'ente invece di risparmiare su quelle retribuzioni ha pensato bene di ripartire l'emolumento tra quelli ancora in servizio. Ma non finisce nemmeno qui. I premi di produzione dovrebbero essere distribuiti facendo una distinzione per merito. In questo caso, però l'Organismo Indipendente di Valutazione, ha seguito il vecchio e collaudato metodo dell'erogazione a pioggia, per non scontentare nessuno. Insomma tutti bravi, tutti promossi. Non c'è che dire per un ente che, secondo il premier, dovrebbe essere chiuso proprio perchè non brilla per produttività e risultati raggiunti. L'operazione non è passata inosservata ad alcuni segretari confederali che hanno sollevato la questione durante l'Assemblea riunita per approvare l'assestamento di bilancio. A chi ha posto il problema dell'approvazione di questi aumenti da parte della Ragioneria generale dello Stato, è stato risposto che il Cnel è un organo di rilievo costituzionale e quindi ha autonomia decisionale. Ma la stessa Assemblea ha puntato i piedi e ha deciso di investire della questione la Presidenza del Consiglio tramite il ministero della Funzione Pubblica, il ministero dell'Economia e la Ragioneria. Il ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia, già informata della questione, non l'avrebbe presa bene ed è intenzionata a caldeggiare un intervento a stretto giro del premier per mandare in porto la soppressione dell'ente e il trasferimento dei dipendenti in altre amministrazioni. Ma soprattutto per sospendere il pagamento dell'indenità di 25 mila euro lordi ai consiglieri di cui è ampiamente nota la scarsa presenza ai lavori di Villa Lubin. Al Cnel si trincerano dietro al fatto che l'ente sta comunque contribuendo al risanamento della finanza pubblica dal momento che restituirà circa 19,5 milioni di euro, una cifra superiore a quella originaria proposta del Segretariato generale pari a 11,3 milioni di euro.

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