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Per i marò prigionieri in India si prospetta una sentenza favorevole

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Ebbene,il loro rientro in India - cone pattuito dopo il periodo di licenza natalizia - «ha consolidato il clima di grande fiducia reciproca già esistente tra Italia e India». È quanto è stato espresso ieri in un colloquio telefonico dal ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid all'omologo italiano. Terzi, si legge in una nota della Farnesina, ha ringraziato il collega indiano per le sue dichiarazioni seguite al rientro in India dei due militari italiani, sottolineando come il comportamento delle istituzioni italiane e dei due fucilieri di Marina sia stato improntato, sin dall'inizio, «alla più totale onestà e chiarezza», sia nei confronti del Governo sia della magistratura indiani. Il rientro dopo il periodo di licenza concesso dall'Autorità giudiziaria del Kerala, ha aggiunto Terzi, ha fornito ulteriore conferma della «grande credibilità personale» dei due marò. Il titolare della Farnesina ha quindi espresso il «forte auspicio» per una «rapida e positiva conclusione» della vicenda. Tutte buone notizie, ma quel che resta fosco è il quadro generale. Lo ha fatto rilevare Paolo d'Amico, presidente della Confederazione Italiana Armatori (Confitarma), nel commentare la liberazione dei marittimi dell'Asso 21 (il cui armatore è vice-presidente della sigla), per la quale ha «espresso grande e sincera gioia». «Tale vicenda - ha dichiarato d'Amico - che si è conclusa positivamente e in tempi brevi anche grazie al Ministero degli Affari Esteri, è l'ennesimo esempio di una situazione veramente difficile che ogni giorno le nostre navi e i nostri equipaggi devono affrontare nei mari infestati dai pirati. Da mesi - ha ricordato il presidente di Confitarma - abbiamo richiamato l'attenzione sul fatto che, purtroppo, la pirateria è presente anche in zone di mare diverse dall'Oceano Indiano, e che di recente si registra una preoccupante recrudescenza del fenomeno. L'auspicio è che le nostre istituzioni capiscano che è importante non abbassare la guardia perché le strategie di difesa contro i pirati sono "conditio sine qua non" per consentire alle nostre navi di continuare a operare». «Ormai, senza protezioni adeguate, è quasi impossibile trovare equipaggi disposti a navigare nelle aree a rischio. Attendiamo quindi - aha concluso Paolo d'Amico - che venga al più presto completata e resa operativa la normativa per l'imbarco delle guardie armate a bordo delle navi di bandiera italiana quando non sono disponibili i nuclei militari di protezione e che sia estesa anche in zone geografiche ora non coperte, come appunto le aree marine al largo della Nigeria». Mar. Coll.

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