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Merkel-Sarkozy: "Patto di bilancio entro il 1° marzo"

Da sinistra Nicolas Sarkozy e Angela Merkel

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Francia e Germania accelerano. Angela Merkel e Nicolas Sarkozy ormai hanno deciso: andranno avanti insieme, ad ogni costo. E allora sì alla «costituzionalizzazione» dell'equilibrio di bilancio («golden rule»), e al massimo entro il primo marzo. Via al fondo salva-Stati permanente (a termine sarà di 80 miliardi e il resto «chiamabile» secondo le necessità per un massimo di 500 miliardi complessivi ed effettivi), che sostituirà quello temporaneo. E, soprattutto, avanti con la tassa sulle transazioni finanziarie (Tobin Tax). Si decide tutto a Berlino, durante l'atteso incontro tra la cancelliera tedesca e il presidente francese. «Signori, la situazione è tesa. Estremamente tesa»: Sarkozy, immortalato dai fotografi in un sorriso di circostanza accanto alla cancelliera di ferro, è preoccupato. «Non c'è alternativa all'unità europea e al salvataggio dell'euro - esordisce - Credo che le priorità oggi siano la crescita, l'impiego e la competitività a livello europeo». Sulla spinosa questione della Tobin Tax, il numero uno dell'Eliseo va avanti da solo: per Parigi è «fondamentale». «Applicheremo la regola sulla tassa finanziaria così come prevede la Commissione europea», spiega. L'idea della Commissione Ue è quella di tassare nella misura dello 0,1% le transazioni per azioni e obbligazioni e nella misura dello 0,01% le transazioni sui derivati. La Francia presenterà i dettagli del piano che intende attuare alla fine di gennaio, dopo il vertice dei leader europei e, soprattutto, dopo averne discusso il 18 con banche e parti sociali. «Se non diamo l'esempio non si farà mai, gli altri ci verranno dietro», azzarda Sarkozy. Già, gli altri. Il Regno Unito ha già chiarito la sua posizione: contro la Tobin tax sarà battaglia, Londra non intende perdere terreno rispetto alle altre piazze finanziarie mondiali. Quindi, dal momento che nella Ue in materia fiscale si decide all'unanimità, non c'è alcuna possibilità di una intesa a 27. È quello che in realtà vorrebbe la Merkel, ma se non ci sarà il consenso di tutti - assicura - bisognerà vedere «come andare avanti». Magari spingendo a un accordo almeno i Paesi dell'area euro. Berlino e Parigi sono in accordo su questo: «Sarkozy ed io consideriamo la tassa sulle transazioni una giusta risposta e combatteremo ancora per questo», spiega la cancelliera. C'è poi il capitolo Grecia. Merkel e Sarkozy ribadiscono la volontà di difendere l'integrità dell'eurozona, «di cui la Atene fa e farà parte», invitando però il governo greco a compiere tutto quel che è necessario per assicurare le riforme di bilancio e strutturali. Il programma di ristrutturazione del debito - sottolinea la cancelliera - non solo «è necessario per rassicurare i mercati», ma è la condizione per ricevere il secondo pacchetto di aiuti finanziari (il prestito ammonta a 130 miliardi) e la prossima «tranche» del primo prestito. E comunque tale intervento resterà «un'eccezione», assicura. Avanti insieme, insomma. Sarkozy è il primo a sottolinearlo: «Non c'è futuro dell'Europa se ci sono divergenze tra Germania e Francia, le prime due economie europee. La nostra intesa, la nostra alleanza, la nostra convergenza, sono la pietra angolare dell'Europa», ripete ai cittadini francesi che il prossimo 22 aprile andranno alle urne per decidere se confermarlo o meno all'Eliseo. Anche la cancelliera gioca la sua partita: tra noi c'è una «intesa stretta», ammette. Perché ormai anche la Germania - Angela lo sa - da sola, non può andare lontano.

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