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Tre scenari una sola carta

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Silvio Berlusconi

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Le prossime 48 ore non saranno solo le più importanti della legislatura, ma una svolta della storia politica italiana. La parabola di Silvio Berlusconi si sta compiendo e il punto di caduta è ignoto. Nessuno sa cosa accadrà. Un Paese in cui la politica ha ceduto alla speculazione è capace di tutto. I mercati comprano e vendono, in Italia abbiamo dato loro anche il potere di voto, così lo sfregio della democrazia è compiuto, con il sorriso compiaciuto dei «democratici». Soddisfazione breve, perché l'imminente uscita di Berlusconi da Palazzo Chigi già semina il panico. Il «The End» sul film del Cav cade nel momento più convulso della sceneggiatura e gli avversari non sono preparati per gestire una trama così complessa. È bene che Berlusconi lo ricordi e affronti il Parlamento brandendo il programma della lettera di Bruxelles e i tempi di realizzazione scanditi dal monitoraggio del Fondo monetario internazionale. Da questo scenario nessuno può scappare. Quella lettera non è un impegno del governo ma del Paese e i «salvatori della patria» lo sanno. Berlusconi chieda a Senato e Camera di votare quegli impegni e - con la maggioranza o senza - salga al Quirinale per dire al presidente della Repubblica la verità su questa fase autolesionista della politica: «Non voglio più essere il capro espiatorio di tutti i mali italiani, mi impegno a concorrere a una soluzione che mi sollevi da questo ruolo». Vie d'uscita sicure? Nessuna. A un anno dalle elezioni nessun partito vuole prendersi la responsabilità delle riforme, perché sa che pagherebbe un caro prezzo in termini elettorali. Non a caso un politico navigato come Pier Ferdinando Casini invoca l'ingresso del Pd al governo. Per lui sarebbe più logico ricostruire l'area moderata con un nuovo esecutivo di centrodestra. Ma da solo non ci va e non ci sta. Vuole diluire e spalmare l'impatto elettorale dell'agenda europea. Ecco perché il voto è l'unica via di sbocco realistica in questa situazione. Un governo dei moderati con un nuovo presidente del Consiglio è improbabile; l'esecutivo di unità nazionale, l'ammucchiatissima, è uno zombie politico. Sul tavolo per ora c'è una sola carta giocabile da tutti: le elezioni anticipate.  

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