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Silvio e Napolitano in lotta per le vacanze

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (S) parla con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

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La chiamano la "strategia dell'ammacchiamento". Silvio Berlusconi se ne sta a casa. Ufficialmente in convalescenza. Dopo l'operazione alla mano destra i medici gli hanno ordinato dieci giorni di stop. Che lui desidererebbe sfruttare in toto. Così da attaccare il periodo di riposo direttamente alle vacanze, visto che la partenza per la Sardegna è prevista per lunedì 8 agosto. Nei piani del Cavaliere, dunque, c'è l'intenzione di sparire dagli schermi. Non farsi vedere. Apparire sempre meno. In altre parole: togliersi dal mirino. Evitare di mettere la faccia per esempio su una Manovra dolorosa come quella già approvata. Non metterci il marchio su quella che dovrà essere varata. Non solo. Questa scelta - darsi alla macchia - nasce dal fatto che esporsi così pesantemente contro i magistrati - come avvenuto nella scorso inverno e nella scorsa primavera - gli ha fatto male. Gli ha nociuto. Vedere sentenza Mondadori per credere. Vedere la bocciatura di tutte e sedici le eccezioni presentate dalla difesa nel processo Ruby. Si è creato un clima, è il ragionamento che gira nell'entourage del premier, per cui mai un tribunale gli darà ragione. Meglio sparire. Come d'altro canto vorrebbero persino le due figlie più in vista, Marina e Barbara. E come sognano persino i collaboratori più stretti. Fare un passo indietro, insomma. Anche per questo ha avanzato l'ipotesi di nominare un vicepremier forte. Non vuol dire che Silvio molla. Al contrario, lui vuole restare e rafforzarsi o almeno non indebolirsi troppo. Non vorrebbe farsi vedere a Roma la settimana prossima e marinare il consiglio dei ministri previsto per mercoledì prossimo. Ma tutto gli sarà difficile. Giorgio Napolitano ha già annunciato che le sue vacanze sono rinviate. Il traghetto per Stromboli che lo attende come ogni anno stavolta può attendere. La partenza è stata spostata a martedì sera. Ma informalmente il Quirinale ha avvertito le massime cariche istituzionali che nemmeno quella data è certa. Anzi, è stata fatta filtrare l'intenzione che Napolitano potrebbe restare a Roma tutta la settimana vista la critica situazione economica e finanziaria (guarda caso: il partito dal quale proviene, il Pd, ha chiesto al premier di presentarsi subito in aula per riferire sulla situazione dei conti pubblici). Di più, privatamente il Colle ha messo tutti in allerta: non è il momento di prendersi vacanze lunghe perché la fase è delicata. Potrebbe rimanere a Roma, magari qualche giorno a Castelporziano. Nulla di stabilito, sia chiaro. Solo indiscrezioni. Ma bastano per costringer Berlusconi a rivedere i suoi programmi, a costringerlo a immaginare una tappa romana per martedì e mercoledì prossimi. E come se non bastasse Napolitano ha annunciato proprio ieri i tagli alle spese del Quirinale di 15 milioni di euro in tre anni e il blocco dell'aumento del suo stipendio. Un attivismo che sta cominciando a provocare un certo fastidio tra i fedelissimi di Berlusconi. Riferisce uno di loro: «Tutta questa storia della riduzione degli stipendi è incredibile. È un taglio di appena ventimila euro in tre anni. Restano tutte le altre entrate accessorie». Insoddisfazioni, piccole tensioni che fanno però da sfondo alla partita più complessa e che riguarda il ministro dell'Economia e la presidenza del Consiglio. Ormai nei palazzi della politica nessuno è pronto più a scommettere su Tremonti. La battuta che gira è che «più Giulio aggiunge particolari a sua difesa e più si mette nei guai». Al suo posto il candidato naturale è Lorenzo Bini Smaghi, in scadenza al suo incarico alla Bce. È in buoni rapporti non solo con Giorgio ma anche con Giulio Napolitano (il figlio): assieme figurano anche nel programma di VeDrò, organizzato da un'associazione vicina a Enrico Letta, uno dei pd più in sintonia con il Quirinale. Ma Berlusconi è già dovuto scendere a patti sulla Giustizia proponendo un nome gradito come Nitto Palma. Appaltare anche l'Economia sarebbe troppo. Per questo insiste su un suo vice forte. Oppure sulla possibilità di dividere il dicastero dell'Economia: Bilancio da un lato, Finanze e Tesoro dall'altro. Tremonti ancora è in carica e già si tratta sul suo «patrimonio».

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