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Il colle blocca Romano Nomine ancora rinviate

Giorgio Napolitano

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Il rimpasto ci sarà ma bisognerà aspettare ancora una settimana. Silvio Berlusconi ieri mattina è salito al Quirinale con un paio di nomi in tasca – quello di Saverio Romano per l'agricoltura e Giancarlo Galan alla cultura – ma le perplessità di Giorgio Napolitano lo hanno convinto a rimandare ancora. Ma a bloccare la prima tranche nomine è stato anche il livello di inquietudine all'interno dei Responsabili, salito ieri oltre i livelli di guardia. Il gruppo guidato da Luciano Sardelli ha infatti fatto trapelare la sua stizza per un provvedimento che riguardava solo un paio di ministri, rimandando a tempi futuri le nomine di viceministri e sottosegretari. Così Berlusconi ha deciso di fermarsi e di fare tutte le nomine insieme. Ricorrendo però allo strumento del Disegno di legge per modificare la legge Bassanini che fissa un tetto per il numero di esponenti del governo. Napolitano, infatti, aveva già fatto sapere che il Decreto (più veloce) non avrebbe avuto il placet del Quirinale, visto che non c'era la necessità di procedere con urgenza. Ma il presidente della Repubblica ieri, nel colloquio avuto con Berlusconi e Gianni Letta, averebbe anche chiesto maggiori chiarimenti su Saverio Romano. Un modo per far capire che prima di nominare un ministro bisogna andare con i piedi di piombo e verificare anche i minimi dettagli. Dunque, è stato il ragionamento di Berlusconi ripetuto in serata anche all'ufficio di presidenza del Pdl, meglio prendere ancora tempo e procedere in una sola tranche. Decisione che, però, ha fatto infuriare Saverio Romano, che si sentiva già la nomina di ministro in tasca. L'ex esponente dell'Udc ieri non ha partecipato alle votazioni alla Camera sulle mozioni dell'opposizione – nelle quali la maggioranza è stata battuta per due volte e in un caso si è salvata grazie al voto del radicale Marco Beltrandi – e per oggi ha annunciato una conferenza stampa nella quale racconterà la sua versione dei fatti. Poi, in serata ha avuto un lungo colloquio proprio con il Cavaliere. Ma Berlusconi ieri ha potuto almeno rallegrarsi per un altro «ritorno» a casa: Giulia Cosenza, la compagna di Andrea Ronchi, ha ufficializzato il suo passaggio da Futuro e Libertà al Pdl. Così il premier, durante la riunione serale a palazzo Grazioli, ha fatto i complimenti a Denis Verdini – il coordinatore del partito che in questi mesi ha tessuto la tela per allargare la maggioranza – e si è lasciato andare a una battuta: «Denis dice che possiamo arrivare a 330 deputati, ma io punto a 336 perché è l'anno della mia nascita». Lasciato per un giorno da parte il «caso» Scajola, Berlusconi si è invece concentrato ancora sulla giustizia. E durante l'ufficio di presidenza ha ribadito la necessità che gli esponenti del Pdl vadano in tv e alla radio a spiegare la riforma «che per noi resta prioritaria perché voluta dai cittadini. Dovete documentarvi bene per poterla spiegare ai nostri sostenitori. È una riforma che vuole il 77 per cento del nostro elettorato». Un passaggio infine anche sulle prossime elezioni amministrative: il premier ha confermato che Gianni Lettieri sarà il candidato del Pdl alla poltrona di sindaco di Napoli.

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