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Il Marocco si quieta Yemen e Bahrein in bilico

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Larichiesta di riforme che ha innescato le rivolte in tutto il mondo arabo aveva contagiato anche il Paese più occidentale del Maghreb. Come in altre nazioni, la protesta era stata alimentata sui social network e lo scorso 20 febbraio in molto città i promotori erano scesi in piazza. Manifestazioni in gran parte pacifiche, negli incidenti ad avere la peggio era stata la polizia. L'appuntamento era stato rinnovato sul web, ma a sorpresa Mohammed VI, l'altra sera è apparso in tv e ha annunciato una riforma costituzionale che prevede in particolare «l'ampliamento delle libertà individuali e collettive», aggiungendo che la riforma costituzionale sarà sottoposta a un «referendum popolare», la cui data non ha però precisato. Una scelta che ha disinnescato le proteste, tanto che i giovani su Facebook si sono detti soddisfatti delle dichiarazioni del re, e il leader delle opposizioni, il segretario generale del partito islamico di Giustizia e Sviluppo, Abdel Ilahi Bankirat, ha commentato che «Quello pronunciato ieri da re Muhammed VI è un discorso di portata storica, ha fissato di fatto un calendario per la nascita di un nuovo Marocco». Ma Mohammed VI ha dato un segnale agli altri regnanti messi sotto pressione dalle rivendicazioni dei loro sudditi. Così nello Yemen continuano le proteste per chiedere le dimissioni del presidente Saleh al potere da diversi lustri. Non si ferma il movimento di protesta in Bahrein dove ieri nella capitale Manama migliaia di manifestanti hanno sfilato per la prima volta davanti alla sede del governo, chiedendo a gran voce le dimissioni del Primo ministro, al potere dal 1971. Solo Dubai e Abu Dhabi e gli altri cinque Emirati non sono stati ancora investiti dall'inedita ondata di proteste anti-governative. Mau.Pic.

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