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Vogliono processarlo a tutti i costi

Giustizia

Ma la seduta slitta al 18 gennaio

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In tribunale. Anche se da presidente del consiglio italiano deve partecipare ai lavori del vertice della Fao a Roma ai quali, oltre a Papa Benedetto XVI, parteciperanno una sessantina di capi di Stato di tutto il mondo. Ma questo non sembra essere un buon motivo, secondo il pubblico ministero Fabio De Pasquale, perché Berlusconi non si presenti oggi in aula a Milano dove dovrebbe ricominciare il processo sul caso Mediaset e sui presunti fondi neri relativi ai diritti tv. «Il convegno della Fao sulla sicurezza alimentare non è un impedimento assoluto - è infatti la posizione del pm - L'iniziativa dura tre giorni, dal 16 al 18 novembre, e l'imputato potrebbe essere in aula la mattina e poi andare a Roma». Posizione che va addirittura contro una delle giustificazioni che i giudici della Corte Costituzionale avevano usato nella loro sentenza il 7 ottobre scorso per bocciare il Lodo Alfano che prevedeva l'immunità, nell'esercizio del loro mandato, per le quattro più alte cariche dello Stato. Nelle motivazioni, infatti, i magistrati avevano spiegato che non ci sarebbe stato «scontro» tra le esigenze istituzionali del premier e quella di partecipare ai processi. Perché, rifacendosi a una sentenza che riguardava Cesare Previti, i giudici sarebbero stati obbligati a stabilire, d'intesa con il premier, un calendario delle udienze che tenga conto degli impegni istituzionali del presidente del consiglio, in modo da evitare conflitti e rispettare il diritto di difesa. Peccato che, avvalorando i sospetti di Berlusconi che esista una parte della magistratura che lavora solo per metterlo sotto processo, il pubblico ministero di Milano di quegli obblighi abbia fatto carta straccia. Sostenendo che il presidente del Consiglio può tranquillamente «saltellare» da un'udienza a Milano e una riunione di una organizzazione mondiale come la Fao. Eppure il premier aveva dato la sua disponibilità, subito dopo la sentenza sul Lodo, a partecipare ai processi. Anzi, aveva sottolineato la sua intenzione di andare a tutte le udienze per dimostrare come le accuse nei suoi confronti siano infondate. Però due settimane fa Berlusconi, attraverso un'istanza presentata alla cancelleria della prima sezione penale da Niccolò Ghedini e Piero Longo, i suoi difensori, pur esprimendo il suo interesse a partecipare al dibattimento, aveva chiesto di rifissare l'udienza ad altra data perché non avrebbe potuto essere presente a causa del vertice Fao. Istanza che stamani verrà discussa in aula davanti al giudice Edoardo D'Avossa insieme a quella presentata da Roberto Pisano, legale di Frank Agrama, l'uomo d'affari di origine egiziana di cui il fondatore della Fininvest sarebbe stato il socio occulto nella creazione di somme extrabilancio nella compravendita dei diritti televisivi e cinematografici. L'avvocato Pisano, infatti, per oggi ha un impegno fissato da tempo a Parma in uno dei tronconi processuali relativi al crac Parmalat. Ma il pubblico ministero, con tutta probabilità, come ha già annunciato, si opporrà al rinvio. Una posizione che ha fatto scattare la protesta del centrodestra. «Qualcuno aveva dei dubbi sul fatto che in Italia alcuni magistrati dettano l'agenda della politica? — ha commentato Francesco Casoli, vicepresidente dei senatori del Pdl — Se il pm De Pasquale si opporrà al legittimo impedimento presentato da Berlusconi per non poter essere presente in aula al processo Mediaset, il disegno politico della rossa Procura di Milano sarà chiaro anche ai bambini dell'asilo». Per questo il senatore ha chiesto l'intervento del vicepresidente del Csm Nicola Mancino. «Il suo silenzio — ha concluso — sarà la prova della sua connivenza inequivocabile con certi ambienti colorati di rosso della magistratura». Critico anche il vicecapogruppo del Pdl al senato Italo Bocchino: «Il mancato rispetto degli impegni istituzionali internazionali del presidente Berlusconi da parte della Procura di Milano la dice lunga sulla serenità di certa magistratura e rappresenta la prova del nove di quella persecuzione giudiziaria verso il premier che deve spingerci ad approvare parallelamente al processo breve anche norme costituzionali sul Lodo Alfano e sull'immunità parlamentare». Infine Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato sottolinea come, in questo modo, i magistrati vogliono «dettare» l'agenda del presidente del Consiglio. «È una notizia sconcertante. Se questo fatto fosse confermato, sarebbe la prova che c'è un disegno da parte di certi magistrati che calpestano la verità, le istituzioni e perfino i vertici internazionali. Si ha addirittura la pretesa di intervenire nell'agenda degli appuntamenti istituzionali del presidente Berlusconi. È evidente che siamo di fronte a persone che non praticano la giustizia, ma un chiaro disegno persecutorio».

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