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Caso Napoli, Maroni pronto ad intervenire

Roberto Maroni

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E di non poter fare nulla perché un intervento sarebbe autonomatico se l'accusa rivolta al «sistema Romeo» fosse stata di associazione mafiosa e non solo di «semplice» associazione. Ora invece Maroni puntualizza meglio le sue parole e spiega: «Stiamo seguendo da vicino la situazione di Napoli, pronti ad intervenire se ci saranno le condizioni di legge come abbiamo fatto per il Comune di Pescara». «Naturalmente - spiegato il titolare del Viminale - il Comune di Napoli non può essere sciolto e non sta a me dire se sia opportuno che il sindaco faccia le proprie valutazioni in seguito all'inchiesta». Maroni infatti potrebbe intervenire se il quadro accusatorio descritto dall'ordinanza di custodia cautelare venisse confermato, ovvero se dalle eventuali confessioni degli arrestati venisse accertato che a Napoli esisteva un comitato d'affari in grado di condizionare pesantemente l'amministrazione comunale. In quel caso, per esempio, il Viminale potrebbe intervenire. Lo scioglimento dei consigli comunali è infatti possibile «quando compiano atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti violazioni di legge, nonché per gravi motivi di ordine pubblico» (decreto legislativo 267/00). Oppure è possibile «quando su forme di condizionamento degli amministratori stessi, che compromettono la libera determinazione degli organi elettivi e il buon andamento delle amministrazioni comunali e provinciali, nonché il regolare funzionamento dei servizi alle stesse affidati ovvero che risultano tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica» Ed è proprio sui questi presupposti che un legale napoletano, l'avvocato Di Monda, con la sua associazione L'Ego di Napoli, ha avviato una racconta di firme su questi presupposti. Ad esser convinto che sia il caso di procedere allo scioglimento del consiglio comunale di Napoli è anche Marcello Taglialatela, un deputato del Pdl che proviene da An e molto legato al sindaco di Roma Gianni Alemanno. Dice Taglialatela: «Vi sono tutti i presupposti previsti dalla legge vigente per sciogliere il Consiglio comunale di Napoli, visto il verificarsi di gravi e persistenti violazioni di legge. Sono certo - aggiunge - che il ministro Maroni non avrà nessuna difficoltà nel verificare che la situazione nella quale si trova l'amministrazione comunale di Napoli rientra pienamente in quanto previsto dal Decreto Legislativo n. 267 del 18 agosto 2000 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali) ed in particolare dall'art. 141 del Capo II (Controllo sugli organi) dove si precisa, appunto, che si procede con lo scioglimento dei consigli comunali con decreto del Presidente della Repubblica e su proposta del Ministro dell'interno qualora ci siano stati atti contrari alla Costituzione o gravi e persistenti violazioni di legge». Non solo. Ma in Parlamento giace una mozione, firmata da una quarantina di deputati, una mozione che sollecita una iniziativa da parte del Viminale. Il testo porta come prima dirma quella di un altro deputato Pdl di area aennina, quella di Amedeo Laboccetta. E alla Camera c'è chi giura che a gennaio sarà presto inserita nel calendario dei lavori.

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