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Inflazione record

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L'inflazione media annua nel 2007, invece, si è attestata all'1,8%. Secondo l'Istat si tratta del dato più basso dopo il 1999, quando fu pari all'1,7%. Nel 2006 fu del 2,1%. La farina come il petrolio. Gli alimentari inseguono ad un passo i carburanti nella gara a far peggio sul fronte dell'aumento dei prezzi al consumo: da dicembre 2006 a dicembre 2007 il costo del pane è lievitato del 12,3%, non tanto meno del gasolio (+15,4%) spinto dal prezzo record del barile di greggio. Nelle rilevazioni Istat su base annuale, rispetto a dicembre 2006, il capitolo «prodotti alimentari e bevande analcoliche» (+4,1%) è secondo solo al settore dei trasporti (+4,8%), e con un netto distacco dal terzo in classifica, «mobili, articoli e servizi per la casa» (+2.9%). Nel solo mese di dicembre il settore segna un aumento dei prezzi dello 0,5%. Si conferma così una impennata dei prezzi che nei primi nove mesi del 2007 ha già portato, come emerge da una indagine di Coldiretti, a far cambiare menù sulla tavola di tre italiani su quattro: meno pane (-7%), meno pasta di semola (-4,3%), meno carne (-4% bovina, -4,6% suina), meno vino (-8,4%), meno olio di semi (-5,9%), meno frutta e verdura (-2,6%). Si consuma più carne di pollo (6,2%), uova (5,3%) e olio di oliva extravergine (+1,8%). Gli esperti dell'Istat, comunicando i dati preliminari sull'inflazione a dicembre, per gli alimentari hanno indicato aumenti su base annua che confermano l'allarme: aumenti record per il pane (+12,3), ma anche per il prezzo del latte che rispetto a dicembre 2006 risulta aumentato del 7,6%. Il costo della carne è aumentato in media del 3,5%, con un picco del +7,3% per il pollame. Il paniere di «pane e cereali» segna un aumento dei prezzi del 7,5%, «latte, formaggi e uova» del 5,7%. Dodici mesi dopo la frutta costa il 4,8% in più. Le associazioni di consumatori, che temono dati sottostimati rispetto alla reale perdita di potere di acquisto dei salari, confermano la preoccupazione e rilanciano gli inviti al governo perchè intervenga. Codacons, che parla di un rischio di raddoppio a 5 milioni delle famiglie povere, sollecita uno «stato di emergenza prezzi», e sul fronte del caro-alimentari «suggerisce» al governo di intervenire così: «Tagliare la filiera produttiva nel settore ortofrutticolo; individuare il "prezzo anomalo", ossia il ricarico dall'origine al dettaglio oltre il quale gli intermediari incorrono in un vero e proprio reato; disporre controlli a tappeto nei negozi e nei mercati». «Rincari selvaggi e pure speculazioni», «aumenti del tutto ingiustificati», prezzi che «si gonfiano in maniera abnorme nei vari passaggi dal campo alla tavola, anche di 20 volte», denuncia senza mezzi termini la Cia, Confederazione italiana agricoltori, indicando che «le quotazioni sui campi si sono mantenute pressochè stabili». E con i prezzi che salgono i consumi diminuiscono: secondo i dati della Cia nel settore agrolimentare la flessione è stata tra l'1,5 ed il 2% negli ultimi tre mesi. In calo gli acquisti di pasta (-5,5%), pane (-6,5%) frutta (-3,9%), ortaggi (-2,3%), lattiero-caseari (-0,9%). Ed anche a Natale gli italiani hanno speso di più per poi portare meno cose in tavola: +6,5% la spesa, -4% i consumi.

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