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Italia pronta a rinunciare a guidare la missione Il premier: «Lavoreremo in stretta alleanza»

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Ma, al termine di una giornata di contatti e di apprezzamenti per l'impegno italiano, dal presidente Usa Bush come dal ministro israeliano Tizpi Livni, si aggiunge un altro tassello importante: la Francia invierà fino a 2000 militari in Libano ed è pronta ad assumere il comando. Ed il premier Romano Prodi, informato direttamente dal segretario Onu Annan e dal presidente francese Chirac, è soddisfatto per la «ritrovata intesa»: «Italia e Francia lavoreranno insieme, in stretta alleanza per il Libano e nel Libano per l'interesse della pace». Le telefonata del presidente francese e del segretario generale delle Nazioni Unite, chiudono ore di contatti frenetici per il presidente del Consiglio Romano Prodi, così come per i vertici delle diplomazie europee. «È necessario fare presto» è la preoccupazione del premier, condivisa nell'incontro, avvenuto all'aeroporto militare di Grosseto, con il ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni. «L'impegno dell'Italia è un modello per gli stati europei che si riuniranno domani a Bruxelles - ha detto il ministro degli Esteri di Israele - Vorrei ringraziare l'Italia per avere preso le giuste decisioni» volte a «implementare la risoluzione 1701 dell'Onu», ha aggiunto il ministro. Quanto al comando della forza di interposizione tra Libano e Israele, Prodi non si stanca di ripetere per tutto il giorno che «toccherà ad Annan decidere a seconda della decisione politica e delle forze in campo». Anche, dopo la svolta francese e la telefonata con il segretario del Palazzo di Vetro, il premier mantiene riserbo: «Non voglio precedere le dichiarazioni di Annan, ma posso assicurare che gli accordi intercorsi sono di soddisfazione comune». Prodi, insomma, resta fiducioso che, in vista del vertice di Bruxelles, ci siano «buone speranze» sull'esito. «Se l'Onu ce lo chiede, noi non ci tiriamo indietro», è il refrain che il premier ribadisce ai suoi interlocutori a proposito della guida della missione. Prima di tutto al presidente Usa che, riferendo i colloqui con Annan, commenta «molto positivamente» l'impegno dell'Italia e la disponibilità offerta a guidare la forza di Pace. E comunque, assicura il presidente del Consiglio, condividendo la linea del ministro degli Esteri D'Alema, non c'è alcuna disputa sul comando e se le Nazioni Unite affideranno il comando ad un altro paese, l'impegno italiano sarà ugualmente convinto. All'inizio della giornata il premier trova sostegno e garanzie per il successo della missione anche dal presidente della Casa Bianca George Bush. In «un'amichevole» telefonata, Prodi si è trovato in assoluta sintonia con il presidente Usa «nella determinazione a continuare a lavorare insieme». I due capi di Stato hanno discusso, come riferirà il Professore, «azioni concrete perchè il numero delle forze di pace sia sufficiente», Bush ha garantito al Professore l'impegno «a fare pressione - ha raccontato il premier italiano - sui paesi amici per allargare i partecipanti alla missione». Ma se i numeri sono importanti, fondamentale è anche la garanzia che Prodi riceve dal capo della diplomazia israeliana sul rispetto della tregua e sul ritiro delle truppe. E proprio mentre il Professore sta per concludere all'aeroporto militare di Grosseto l'incontro con il capo della diplomazia israeliana arriva l'annuncio di un impegno corposo della Francia. «Ci speravo in questa decisione - afferma il premier. Temevo che fosse solo un piccolo cambiamento, invece questo è un cambiamento sostanziale». E domani si attende la chiusura del cerchio di Bruxelles ed il sigillo di Annan.

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