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Israele vicino alla fame, Italia in soccorso Crisi senza via d'uscita e previsioni nere: esplodono i disoccupati. Roma punta su comunicazioni e tecnologia

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Israele sta infatti affrontando la più grande crisi economica della sua storia. Al punto che comincia a vedere la fame. Quella del vicepremier, insomma, non è solo una visita puramente politica, bensì porterà un aiuto economico concreto. L'Italia può fare molto non solo sul fronte politico, all'interno dell'Unione Europea, ma anche sul livello industriale visto che Francia e Germania navigano nelle acque della recessione. Israele sta molto peggio. La sua è una crisi al momento senza via d'uscita. Il Paese nel 2002 ha avuto un tracollo impressionante: il prodotto interno lordo invece di crescere è diminuito. Di ben l'1%. E l'anno precedente era già sceso in maniera impressionante: -0,6%. Dai dati alle previsioni la situazione non cambia perché il pil 2003 dovrebbe segnare un nuovo -1%. Dalle stelle alle stalle. Perché Tel Aviv aveva vissuto sino al 2000, l'anno dello scoppio dell'Intifada (il 28 settembre), un periodo di incredibile crescita. Proprio quell'anno il Pil israeliano era salito di ben il 6%. Un boom che segnava uno storico risultato dopo una serie di crescita notevole. Nel '98 e nel '99 aveva registrato un aumento della produzione del 2,2% e nel '97 del 2,9%. Per comprendere lo spaventoso balzo, in termini economici, che gli israeliani si sono trovati ad affrontare bisogna guardare i dati relativi alla variazione della produzione industriale: nel '99 è all'1,6%, nel 2000 sale all'11,7%, nel 2001 crolla del 6,4% e l'anno scorso sprofonda di un altro 8,9%. Di pari passo esplode l'inflazione dal tasso zero del 2000 all'1,4% dell'anno successivo sino addirittura ai sei punti e mezzo del 2002. Senza lavoro. Il governo Sharon ha dovuto affrontare anche l'emergenza occupazione. I senza lavoro sono passati dal 7,7% del '97 al 10,3 del 2002 e quest'anno dovrebbero salire al 10,7%. A questo vanno aggiunti i dati drammatici della parte palestinese: il cui 60% della popolazione è al di sotto della soglia di povertà. I poveri sono triplicati in tre anni e oggi toccano i due milioni. L'Italia può fare molto. Non a caso a dicembre sarà in Israele il viceministro al Commercio Estero Urso (che porterà con sé un centinaio di imprese tra cui Finmeccanica e Unicredit) e a gennaio toccherà al ministro delle comunicazioni Gasparri che porterà nuove iniziative nel campo tecnologico, l'unico che al momento possa far risollevare il Paese dalla crisi. Roma è infatti il terzo fornitore (dopo Usa e Germania, ha scavalcato gli inglesi) ed è il quarto cliente dello Stato ebraico. Gli italiani, inoltre, sono tra i pochi che hanno aumentato gli investimenti in zona, molto ben accetti anche dai palestinesi con cui si vanno moltiplicando le joint venture, alla base del piano Marshall, quando questo comincerà a decollare. Presto, molto presto.

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