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La sfida di Berlusconi al destino: dato per sconfitto è sempre rinato

Pietro De Leo
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È la riscossa dell’uomo sul destino. Anche questa, sì, diventa racconto e gesto politico che catalizza, anima e attrae. La perenne sfida con le circostanze avverse, siano esse economiche, politiche, fisiche. Berlusconi, sì, è anche questo. D’altronde è un suo tema ricorrente in mille e mille interviste e comizi: quasi nessuno credeva che avrebbe creato un polo televisivo in grado di competere con la Rai, e l’ha fatto. Stessa cosa per le vittorie del Milan. Idem per quel partito, creato in pochi mesi, che secondo il mainstream di allora avrebbe dovuto schiantarsi contro la gioiosa macchina da guerra di Occhetto. E invece... Ecco, appunto, l’“invece”, costante dell’epopea berlusconiana. L’ultimo “invece” è di ieri. E spazza via la paura di un mese fa, quando nel mercoledì di Pasqua adombrò l’incubo peggiore, di far riscoprire orfani, anche solo del protagonismo politico, quei “nativi berlusconiani” che hanno formato la propria coscienza pubblica già con lui in campo. Questa riscossa ha il volto dei figli che gli sono stati sempre accanto, della compagna Marta Fascina che lui cita nel video messaggio. E ha il sapore dell’inizio di tutto, quel ’94 di cui tributa il merito ai protagonisti (da Gianni Baget Bozzo a Giuliano Urbani, da Antonio Martino a Giuliano Ferrara). Di lì in poi, tanti ribaltamenti del fato avverso.

 

 

Quando cadde il suo primo governo, dopo appena sei mesi, per via della rottura con la Lega Nord di Bossi, la sua esperienza politica pareva destinata all’epilogo. Invece nel 1996 è di nuovo in campo. Perde con Prodi, e anche lì c’era chi ne scriveva il de profundis politico. Ma appena un anno dopo, nel ’97, quando nel centrodestra c’era stallo di iniziativa politica, raduna gli alleati del Polo (allora Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini) e annuncia: «Ho un piano, vi riporto al governo». E iniziò una stagione luminosa di mobilitazione: dalla manifestazione della coalizione a Piazza del Popolo nel 1998, sino alle iniziative tematiche di Forza Italia come il no tax day e per il decennale della caduta del muro di Berlino, nel 1999. Il passaggio successivo fu la ricucitura dell’alleanza con Bossi, nel 2000, alle soglie delle regionali, che Berlusconi e il centrodestra vinsero dopo una campagna elettorale innovativa, a bordo di una nave che toccò i principali porti italiani. Era, quella, la premessa per la vittoria del 2001 alle elezioni politiche, che era già scritta l’anno prima ed arrivò, indiscussa. Ne seguì un quinquennio di governo faticoso, soprattutto per via dei rapporti interni alla coalizione, tanto che alla scadenza della legislatura, Fini e Casini non gli riconoscevano più il primato della coalizione. E la nuova sfida con Prodi vedeva, tra la fine del 2005 e l’inizio del 2006, il leader del centrosinistra avanti di oltre dieci punti. Anche lì, pareva finita. Ma inizia una campagna elettorale totalizzante, in tv, in radio, nei palasport. “Invece”, sì, di nuovo. Perché Berlusconi arrivò ad un’incollatura dal prevalere su Prodi, e perse (con tanti dubbi sull’esito elettorale) di neanche mezzo punto.

 

 

Altra rimonta gigantesca si ebbe nel 2013 (dopo tre annidi centrodestra al governo e uno e mezzo di larghe intese con Monti), quando Pierluigi Bersani era lanciatissimo alla guida del centrosinistra per Palazzo Chigi. Nonostante il candidato formale del Popolo della Libertà alla Presidenza del Consiglio fosse Angelino Alfano, Berlusconi si caricò sulle spalle la campagna elettorale, culminata in una mitologica puntata nel programma di Michele Santoro. E, oltre a smentire previsioni numeriche disastrose per il Pdl, riuscì ad evitare un governo guidato dall’ex diessino (poi la legislatura prese comunque una piega favorevole al centrosinistra). Non era finita. La condanna definitiva al Processo Mediaset e la defenestrazione dal Senato sembravano sottolineare quel “game over” che Matteo Renzi, con non troppa simpatia, si affrettò a decretare. Da lì, però, arrivarono altre e altre riscosse. Una leadership di Forza Italia sempre saldamente tenuta anche senza ruolo parlamentare. Tuttavia riconquistato, previa riabilitazione, alle elezioni di settembre. E l’ingresso di Berlusconi a Palazzo Madama, claudicante per una caduta, tracciava il segno dell’ennesima rivincita. Non l’ultima, come confermato dal filmato di ieri.

 

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