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L'aria che tira, Bruno Vespa: "Cosa vuole fare davvero". Bomba su Giorgia Meloni

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Resta quasi senza parole Bruno Vespa nel commentare l'inchiesta sulla presunta corruzione del Qatar nei sacri palazzi del potere europeo. Un evento del tutto "inatteso", spiega il giornalista conduttore di Porta a Porta ospite di Myrta Merlino, a L'aria che tira, su La7. Impressiona anche nei dettagli la vicenda che rischia di dare un colpo mortale all'immagine del Parlamento europeo, con dettagli surreali come i sacchi di soldi trovati a casa della vicepresidente Eva Kaili. 

 

"Quanti soldi ha dato il Qatar? E a chi e in quanto tempo?", afferma Vespa. "Quando ho letto dei sacchi di denaro ho pensato a Paperon de' Paperoni. È un'enormità, neanche ai tempi di Tangentopoli abbiamo visto queste cifre". La vicenda imbarazza la sinistra dopo il caso Soumahoro: "Colpisce la parte sindacale, resto senza parole" commenta il giornalista che affronta alcuni temi del suo ultimo libro. 

 

Tra questi c'è la parte dedicata alla premier Giorgia Meloni, con cui Vespa ha avuto un lungo colloquio. Tra le frasi che hanno colpito di più, quella che vede Meloni come intenzionata a non essere rieletta a tutti i costi. "Vorrebbe che gli italiani portassero fiori sulla sua tomba quando non ci sarà più", ricorda Vespa. "Questa è la frase chiave del lungo discorso fatto con Meloni, perché se non hai niente da perdere puoi tirare di più la corda" spiega il giornalista.

 

Vespa ricorda di aver ribattuto alla premier che l'Italia non cresce da 30 anni e tanti governi hanno provato ha ribaltare la situazione, senza riuscirci. Perché le dovrebbe farcela? "E lei mi ha risposto così", ossia che l'obiettivo non è essere rieletta ma lasciare un buon ricordo negli italiani. "Lei vuole smontare la macchina burocratica italiana" conclude Vespa che spiega di non sapere se ce la fa o no, ma è sicuro che Meloni "farà qualcosa di grosso, perché questa forza deriva dal fatto di non aver niente da perdere". Potrebbe addirittura riuscire in quello che non ha fatto nessuno, ossia la riforma della giustizia firmata Carlo Nordio: "Sarebbe clamoroso". 

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