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Damilano insiste, fascismo alle porte? Ma Orsina smonta gli allarmi sinistri: "Ridicolo"

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"Da alcune affermazioni ho preso le distanze in diretta, altre non le condivido e l'ho detto ieri, lo ripeto oggi". Marco Damilano torna in onda su Rai 3 con il programma Il cavallo e la torre che aveva fatto discutere per le posizioni del filosofo francese Bernard-Henry Lèvy, secondo cui il voto degli elettori non sempre va rispettato, e gli attacchi a Giorgia Meloni e Matteo Salvini che hanno riempito praticamente senza opposizione i dieci minuti di programma. Il dietrofront di Damilano è smussato da quanto detto dal giornalista poco dopo aver ricordato i timori dei socialdemocratici tedeschi che hanno definito postfascista la leader di FdI. Insomma per il giornalista c'è una "questione italiana" e Damilano ne chiede conto Giovanni Orsina, politologo e storico della Luiss.

 

Neanche a dirlo, il tema è: a 5 giorni dalle elezioni del 25 settembre "il fascismo è alle porte?" "Me lo chiedono in questi giorni giornalisti di tutti il mondo e io do sempre la stessa risposta: parlare di fascismo è ridicolo, perché non c'è nessuno che vuole impiantare un regime fascista in Italia". Lo storico ricorda poi che l'Italia dispone di contropoteri solidi capaci di evitare svolte totalitarie. "Dell'antifascismo se ne è abusato, è stato usato contro avversari politici che fascisti non sono" e così diventa inefficace. Insomma, invocare per anni la deriva antidemocratica non paga perché gli elettori capiscono che è un bluff. Diventa come "gridare al lupo, al pupo" sintetizza Orsina. 

 

A Damilano non resta che ricordare come la Costituzione italiana abbia "un articolo sull'antifascismo e questo è l'ispirazione" dei vari allarmi antidemocratici della sinistra, "ma forse è un altro discorso". "Infatti, si riferisce a un vero, solido pericolo fascista", chiosa lo storico. Non agli attacchi strumentali. 

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