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Ucraina, la vicepremier Irina Vereshchuk vuole le armi: "Così fermiamo Putin". Il grande rischio guerra europea

Giada Oricchio
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Armi, armi, armi. L’appello della vicepremier dell’Ucraina, Iryna Vereshchuk, all'Occidente è chiaro e inequivocabile. In collegamento con "Otto e Mezzo", il talk politico di LA7, venerdì 13 maggio, Vereshchuk ha chiuso tutte le porte ai negoziati: “Dopo l’Ucraina, Putin non si fermerà se non con la forza” e ha fatto un previsione terribile: “Quanto durerà la guerra? Fino a quando noi non avremo abbastanza armi per rispondere in modo deciso al nemico e riprenderci i nostri confini del 1991. A oggi non abbiamo gli armamenti necessari, soltanto promesse. Le armi sono insufficienti per portare avanti la battaglia nel Donbass”.

Un altro modo per porre fine all’invasione della Russia, secondo la vicepremier, è un ulteriore inasprimento delle sanzioni che includa embargo su gas e petrolio: solo così il presidente Vladimir Putin non avrà risorse economiche per acquistare missili nuovi. La seconda carica dello Stato ha espresso gratitudine al governo italiano per il sostegno, ma alla domanda se sia preoccupata del crescente fronte pacifista ha sibilato: “Non possiamo dire al governo o al popolo italiano cosa fare però credeteci: ogni giorno perdiamo migliaia di uomini e donne, migliaia di civili che stanno pagando con la vita la sopravvivenza di valori, libertà e diritti per i Paesi. Tutti coloro che sono pacifisti si sbagliano, è un errore credere che Putin si fermerà davanti alla diplomazia”.

E quasi come fosse un avvertimento ha aggiunto: “Non vi auguro che questo errore porti il male nei vostri Paesi, non vorrei una guerra in Europa. Senza le armi non riusciamo a bloccare Putin e i mezzi diplomatici non bastano. Prima servono le armi e poi si potrà parlare di diplomazia, ma solo dopo averlo ricacciato fuori dai nostri confini”.

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