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Nato, l'ingresso di Finlandia e Svezia agita il governo. Draghi vede la premier Sanna Marin

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Nuova grana per la maggioranza di governo che, sull'ingresso della Finlandia e della Svezia nella Nato, marca nuovi distinguo. È ancora una volta Giuseppe Conte ad avanzare le maggiori perplessità, puntando il faro soprattutto sulla nazione confinante con la Russia, aggressore dell'amica Ucraina. "La loro richiesta va compresa, va valutata con attenzione e credo che sia comprensibile e giustificato che la Finlandia di fronte a uno scenario imprevisto come questo voglia sentirsi rassicurata dall'adesione alla Nato", ragiona serafico il leader M5S per poi consegnare alla stampa il suo 'ma' pesante come un macigno.

L'ingresso della Finlandia nel Trattato Atlantico "è chiaro che può avere degli effetti e delle implicazioni" su un eventuale rischio escalation, "ma non sento affatto di offrire una risposta negativa di fronte a un interesse così vitale espresso", ammette. Neanche a dirlo, a fargli eco, il ministro leghista, Giancarlo Giorgetti, che sulla guerra in Ucraina vede il suo partito molto vicino alle posizioni pentastellate: "Sicuramente non aiuta ad abbreviare" i tempi di risoluzione del conflitto, "questo surriscalda gli animi dalle parti di Mosca, ma sono temi troppo grandi per la mia valutazione", chiosa sottostimando nel Carroccio il suo ruolo di responsabile della Politica estera.

Insomma il fronte M5S-Lega, ormai legato dal 'no' a un diverso invio delle armi da quello già certificato dal Parlamento e dalla ricerca della pace, si rafforza anche su questo tema prefigurando per il governo di Mario Draghi nuove fibrillazioni in Parlamento. Nel caso infatti di ok unanime della Nato all'ingresso di Finlandia e Svezia - e ad ora manca il via libera del presidente turco Recep Tayyip Erdogan - sarà proprio l'esecutivo a dover stilare un disegno di legge di Ratifica ed esecuzione del Protocollo al Trattato del Nord Atlantico sull'adesione dei due paesi da consegnare all'esame e al voto del Parlamento. Le premesse non sono certo rosee, anche se dal Movimento si alza la voce del titolare della Farnesina, Luigi Di Maio, che conferma "il pieno sostegno" dell'Italia nella cornice di "un'alleanza che ha garantito la pace per decenni e che continuerà a garantirà". La linea da palazzo Chigi è dunque granitica e  l'incontro che il presidente Draghi avrà mercoledì mattina con la prima ministra della Finlandia Sanna Marin, non ha altro fine che puntellarla.

Nel dibattito non entra il partito di Giorgia Meloni, benché fonti interne rimarcano come Fdi è "a difesa sempre dell'interesse nazionale italiano" e "non sosterebbe una posizione che porrebbe la nostra nazione in una situazione di marginalità rispetto alle alleanze occidentali delle quali fa parte". Restano tuttavia le fibrillazioni tra le diverse anime che sostengono il governo, ancor più accentute dalla fermezza di Conte che sull'invio di nuove armi a Kiev torna ad essere lapidario. "Dopo la terza fornitura l'Italia deve essere in prima linea per indirizzare i negoziati e la diplomazia", scandisce riferendosi al decreto interministeriale che dovrebbe essere pubblicato in Gazzetta ufficiale nelle prossime ore. Il pressing dell'avvocato pugliese, sempre in prima linea a punzecchiare Draghi non è comprensibile da Palazzo Chigi, filtra, vista anche la fase delicata che il conflitto sta attraversando, con il premier schierato per la pace in tutti i tavoli internazionali.

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