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L'ultima delle Fallaci. Addio a Paola, sorella di Oriana: tra loro odio e amore

Riccardo Mazzoni
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È morta Paola Fallaci, giornalista di valore - aveva collaborato a Tempo e al settimanale Oggi - che ha sempre vissuto però nell'ingombrante cono d'ombra della sorella Oriana, gigante del giornalismo e della letteratura. Ebbe un momento di grande celebrità con «Domenica in», ma poi ha sempre preferito lavorare lontano dalla ribalta. Da tempo malata, si era ritirata nella casa di famiglia a Casole, sulle colline di Greve in Chianti, e se n'è andata circondata dal massimo riserbo. È stato il figlio Antonio a dare la notizia con un post su Facebook datato 6 dicembre: «Ieri notte è morta mia madre Paola Fallaci, giornalista, femminista, mamma. Per starle vicino abbiamo passato due anni incredibili vicino a lei, tra la natura straordinaria di Piuca, infiniti ricordi e grandi progetti. La mamma era una persona bizzarra, radicale, molto sentimentale: ci volevamo sinceramente bene. Con lei si scioglie ogni radice con la mia famiglia di origine e si perde il cognome Fallaci anche se io, Benedetta e tutti i nostri figli conosciamo bene tutto il valore della mia famiglia e ne conserveremo la storia con orgoglio e riconoscenza. Mamma: ti ricordi quando ero bambino e mi svegliasti in piena notte per andare a vedere le stelle cadenti, abbracciati, sulla scala di Casole? Ne conservo ancora il ricordo del profumo affettuoso di gelsomino. Buonanotte mamma: ci ritroviamo in giardino».

 

 

È inevitabile, anche se forse ingiusto e riduttivo per lo spessore culturale di una donna non certo banale, legare il ricordo di Paola Fallaci al rapporto di amore-odio con Oriana, che ha segnato lunghi tratti della vita familiare, e al suo tempestoso epilogo dopo la morte della sorella maggiore, con la guerra legale sul controverso testamento che aveva designato come erede universale il nipote prediletto, Edoardo, escludendo la sorella e l'altro nipote Antonio. Fu una decisione sofferta, maturata dopo cinque lunghi anni di tormenti e di riflessione, ma che avrebbe portato a una controversia durissima con Edoardo, definito addirittura «ex figlio», sull'autenticità del testamento. Una faida fatta di perizie e controperizie, oltre che di interviste di fuoco, finita con una sconfitta bruciante, perché nel 2015 il gip di Firenze chiuse definitivamente la vicenda sulla base del giudizio unanime dei periti grafologi che fu di «attribuibilità certa del testamento alla mano di Oriana Fallaci». Gli specialisti esclusero anche qualsiasi deficit cognitivo o neurologico della scrittrice, «rimasta lucida e cosciente fino alle ultime ore di vita».

 

 

Paola sosteneva di essere la massima esperta mondiale di Oriana, «non per meriti e studi particolari, ma semplicemente perché sono stata sua sorella per quasi settant' anni». Anche se negli ultimi anni prima della morte della sorella, nel 2006, fra loro era sceso il gelo. Per cui sia la sua granitica certezza sul fatto che Oriana sia morta scegliendo l'eutanasia, sia la convinzione che la scrittrice non volesse che il suo ultimo capolavoro («Un Cappello pieno di ciliegie») venisse pubblicato postumo restano sospese nel limbo di un legittimo dubbio. Come sull'accusa a Edoardo di aver permesso alla destra di strumentalizzarla, passando il materiale che la riguardava solo a Libero e al Giornale: quella fu sicuramente una scelta di Oriana, che detestava destra e sinistra e non si faceva strumentalizzare da nessuno, ma si fidava di Feltri come di un fratello. Su una cosa Paola ha avuto sicuramente ragione: «Perché la casa di New York, da tanto amata da mia sorella, sta andando in rovina?». Oriana voleva farci una Fondazione, ma la villetta di Manhattan alla fine è stata venduta. Ora sulle due sorelle è sceso il velo del silenzio, e c'è una frase di Paola che Oriana condividerebbe: «Le donne Fallaci sono state tutte arpie. Lo erano le nostre antenate, lo era Oriana, lo sono io. Solo nostra madre era una donna buonissima. Infatti non era una Fallaci».

 

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