
Mentre il mondo ridisegna equilibri, la sinistra canta

Succedono cose, mentre Giorgia Meloni annuncia la sua ricandidatura (nessun colpo di scena, ma così le cose vengono messe in chiaro con due anni di anticipo). È una scelta di metodo prima ancora che di ambizione: il mondo cambia a una velocità impressionante, e chi governa non può permettersi di restare fermo. Lo dimostrano i fatti. Donald Trump chiude un accordo con Kiev che riscrive i rapporti di forza. Non una resa, ma una svolta: gli Stati Uniti garantiscono sostegno economico in cambio di un accesso privilegiato alle risorse minerarie: a questo punto la sicurezza nazionale ucraina è materia d’interesse americano (messaggio chiaro a Putin). Per Zelensky è una ciambella di salvataggio, in un momento in cui la guerra rischia di trasformarsi in un abisso senza fine. Per Trump, è un risultato di tutto riguardo, anche se a Washington non mancano le tensioni (rimosso il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Waltz). Anche nel Regno Unito la destra «fa notizia». Alle elezioni suppletive di Runcorn and Helsby, Reform UK di Nicolas Farage ottiene una vittoria clamorosa: Sarah Pochin (già consigliere comunale per i Conservatori) strappa il seggio ai Laburisti, con un margine di appena sei voti dopo un tesissimo riconteggio. Una circoscrizione considerata sicura per il Labour - vinta nel 2024 con quasi 15.000 voti di vantaggio - passa di mano, e diventa il simbolo di una crescente insofferenza verso i partiti tradizionali.
Gaia pizzicata con l'autotune ancora acceso: scoppia la polemica sui social
Non si tratta solo di un exploit locale: ad esempio la destra vince con Andrea Jenkyns (già deputata Tory e sottosegretaria all’Istruzione con Boris Johnson) la gara per l’autorità municipale di Greater Linconshire (un milione di abitanti). E l’Italia? Qui il Primo Maggio si consuma in un eterno presente che sa di malinconia. Il Concertone di piazza San Giovanni, che la sinistra continua a celebrare come un grande momento di «popolo», mostra invece una crisi d’identità devastante. Big Mama e Noemi si baciano sul palco, Elodie lotta con gli auricolari, Giorgia incanta sempre. Per carità, maratona musicale di tutto rispetto, ma siamo allo spettacolo puro: non basta cantare «Bella Ciao» per fare politica.Per gran parte della sinistra italiana, il Concertone resta il simbolo di un legame con il popolo che in realtà si è dissolto da tempo. La musica copre il vuoto: le canzoni e gli slogan prendono il posto di progetti e proposte. Non ci sono più le grandi parole d’ordine del lavoro, della dignità, della giustizia sociale. C’è solo la ritualità giocosa di un evento che ogni anno somiglia sempre di più a un gigantesco karaoke. Mentre il mondo ridisegna i suoi equilibri e sperimenta nuove leadership, una parte dell’Italia preferisce accontentarsi di un palcoscenico e di una playlist. Meloni si ricandida, il mondo cambia, la sinistra canta. Nemmeno l’autotune sembra in grado di risolvere la situazione.
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