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Primo maggio, bufera sul concertone. I Patagarri insistono: "Cos'è macabro..."

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Bufera sulla performance della band milanese dei Patagarri su palco del concertone del Primo Maggio in  piazza San Giovanni a Roma. Il gruppo insiste: "Siamo esseri umani che non riescono a stare in silenzio di fronte alla morte e alla distruzione, musicisti che hanno imparato dalla musica a cercare quello che unisce e non quello che divide, a far funzionare un insieme composto da diversità. Abbiamo suonato una canzone della tradizione ebraica, che da tempo fa parte del nostro repertorio e ne fa parte perché noi non siamo mai stati contro una popolazione o l'altra. Ma abbiamo sentito la necessità di privarla del testo originario, che parla della gioia di stare insieme, per sottolineare che da troppo tempo, nel Medio Oriente, quella gioia non esiste più".

 

I Patagarri rispondono così, sulle loro stories di Instagram, alle polemiche scatenate dopo la loro esibizione al Concertone del Primo Maggio, in cui hanno intonato lo slogan 'Palestina Libera', sulle note di 'Haga Nagila', coinvolgendo il pubblico e suscitando una dura reazione da parte della comunità ebraica romana e di alcuni esponenti politici, tra cui Maurizio Gasparri. "Abbiamo così voluto testimoniare le storie dei civili, cioè di chi paga il prezzo più alto durante la guerre, perché vittime innocenti -spiega la band milanese- Qualsiasi report internazionale sottolinea che il prezzo in termini di morti, feriti, mutilati, che la comunità palestinese sta pagando in seguito alla guerra è inaccettabile. Con la nostra testimonianza non abbiamo fatto altro che ribadire dati oggettivi. A chi ha definito la nostra esibizione di ieri macabra rispondiamo che per noi macabro è un mondo nel quale migliaia di bambini vengono ammazzati, gli ospedali bombardati, i civili sterminati".

 

Un mondo, argomentano i Patagarri, "nel quale chi chiede la pace viene accusato di creare divisioni e di generare odio antisemita. Mettiamoci allora d'accordo su quali sono le parole giuste per chiedere che i bambini non muoiano più, che gli ospedali non vengano più bombardati, senza essere accusati di invocare la distruzione del popolo israeliano, senza finire in questa trappola retorica dell'antisemitismo, accusati per tramite di sofismi insopportabili, mentre la gente continua a morire''.

Dopo la performance Victor Fadlun, presidente della comunità ebraica di Roma, aveva tuonato: "Appropriarsi della nostra cultura, delle melodie a noi più care, per invocare la nostra distruzione, è ignobile. C'è qualcosa di davvero sinistro, macabro, nell'esibizione dei Patagarri. I nostri più grandi odiatori nella storia sono quelli che hanno strumentalizzato la nostra cultura e mentalità. Pensate a cosa ha fatto Hamas dei nostri bambini, proprio sapendo che così ci colpivano nella cosa più sacra, la speranza. Ascoltare una nostra canzone dal palco del Primo Maggio in diretta tv, culminante nel grido 'Palestina Libera!', lo slogan delle piazze che invocano la cancellazione di Israele, è un insulto e una violenza inaccettabile". E ancora: "Mai ce lo saremmo aspettati in un concerto che celebra il lavoro. Soprattutto in un concerto! Come quello del Nova Music Festival, trasformato dai terroristi palestinesi in un massacro che non è finito, con 59 rapiti da Hamas ancora a Gaza. Noi ebrei, di fronte a queste provocatorie manifestazioni di intolleranza sentiamo lo spazio delle nostre libertà restringersi inesorabilmente. Ma a perdere in libertà non siamo solo noi, è l'intera società civile".

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