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I soldi non possono comprare tutto, ma fanno felici

Gianluigi Paragone
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Le borse zeppe di soldi a uso di sindacalisti, ex o no. Ong dai nomi nobili usati «per far girare i soldi». Montagne di denaro a coprire d'oro come il mantello che l'emiro infila nel corpo mondiale di Leo Messi, rivelando la morale della solita storia: nemmeno il tempo di salire sul tetto del mondo, che il mondo ti ricorda la sua lezione più umana: i soldi non fanno felici ma comprano tutto e tutti. Lionel Messi costretto a prestarsi come testimonial degli emiri proprio nel momento più alto della competizione: l'assegnazione della Coppa del Mondo. Quella coppa pagata a peso d'oro dal Qatar deve essere anche della famiglia reale oltre che di Messi, dei suoi compagni e del popolo argentino. L'emiro paga e Messi, che è del Psg, non può che prestarsi. I campioni sono testimonial strapagati? E allora così come indossano scarpini e tute, bevono mangiano secondo chi li paga, non è un problema infilarsi la veste tradizionale che gli uomini arabi indossano nelle grandi occasioni politiche e religiose, il bisht, sotto lo sguardo dell'emiro Al-Thani e del cortigiano Gianni Infantino, icona perfetta di questa edizione. Messi non può non indossarlo per quanto il suo sguardo svela tutto: vorrebbe non farlo (sa che Maradona non si sarebbe mai piegato e per questa sua ribellione il Sistema lo castigò) ma non può sottrarsi perché la proprietà della sua squadra di club è qatarina. Deve indossare il bisht in mondovisone, sopra la maglia della sua Nazionale. I soldi, signora mia, ombrano le identità...

 

 

I soldi che adesso obbligano gli ipocriti di sinistra a fare i conti con la loro anima: quanto è corrotto il loro pulpito? Sindacalisti che parlano di diritti sotto dettatura del Potere più dispotico. Politici sotto contratto, consulenti a norma di legge. Tutto diventa parte di un gioco finanziario che divora le identità. E persino il buon senso: Che bisogno c'è? Ma cosa se ne fanno con tutti quei soldi? l Qatargate non è solo uno scandalo di corruzione, è molto di più: è uno schema predatorio di conquista. Dove si fronteggiano i nuovi Imperatori, con le loro potenze di fuoco e i loro ori. La finanza araba (e uso un termine largo e generico per farmi capire) si è innervata da tempo nella nostra pelle, nelle nostre città, nella moda, nel calcio. Ovunque. Milano è la città italiana che in tal senso è più in vendita: i nuovi quartieri disegnati dalle archistar appartengono per lo più ai loro fondi. Come accade a Londra. L'economia italiana ha linfa di quei capitali: vengono, comprano, rivendono... I diritti dei lavoratori non li riguarda: se la sbrigassero i ceo che pagano profumatamente. E se non basta allora si usino politici, sindacalisti, chiunque si presti a maramaldeggiare il popolo.

 

 

Il mondo moderno torna alle più antiche divisioni feudali, replicando la scala sociale: c'è il signore che domina ed è legge, i feudatari e i servi della gleba. Il Qatar organizza Mondiali fregandosene bellamente del sacrificio umano di lavoratori, di uomini e donne. Goldman Sachs (in bella compagnia sia chiaro) fa 3 miliardi di utili e licenzia 4mila dipendenti. La Cina compra, conquista, si spande. Utilizzando arrogantemente i nostri dati privati (senza che nessuno contrasti questa predazione) Amazon, Google, Facebook scelgono come dobbiamo vivere, cosa dobbiamo comprare, mangiare, fare. Ci eravamo illusi di vivere nella modernità, pensavamo di avere conquistato spazi di libertà, credevamo che i diritti fossero uno spazio acquisito e indiscutibile. Pensavamo. Ma non lo siamo. Perché la più vecchia tentazione ci inchioda alla solita croce: i soldi non fanno felici le persone, più semplicemente le comprano. Basta fissare un prezzo. Qualunque.

 

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