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Qatargate, a Bruxelles i neofiti sono solo pedine da manovrare

Gianfranco Ferroni
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Ogni giorno che passa spuntano nuove tragiche notizie da Bruxelles. C'è un'Europa in svendita, e non da oggi: ci sono eletti che, a gettone, anzi con sacchi di gettoni, sotto la forma di banconote da 20 e da 50 euro, spingono i bottoni e parlano in aula per approvare iniziative contrarie allo stesso continente. Pagati da quelle che una volta venivano definite «potenze straniere». Qualcuno, a bassa voce, chiede di utilizzare il codice militare contro i politici che tradiscono il mandato elettorale e la «nazione europea»: intanto occorre elogiare Michel Claise, il magistrato belga che sta scoperchiando il bidone della spazzatura presente nella sua nazione. «Quando aumenta la burocrazia, cresce anche la corruzione», dice un decano universitario, munito di una cattedra di scienza delle finanze: per bonificare gli stati, bisogna abbattere le strutture elefantiache che servono solo a far salire il numero dei potenziali concussori e corrotti. La superfetazione europea dimostra che la moltiplicazione dei centri di potere ha come unico effetto il dominio assoluto da parte dei lobbisti, che in tanti casi sono ex parlamentari, che già hanno diritto ad accedere nelle istituzioni che li hanno accolti precedentemente. Una corsia preferenziale che permette di stare sempre al centro delle decisioni, alla faccia degli elettori: non stupirà nessuno il caso del neo parlamentare completamente privo di esperienza che si fa affiancare da un ex eletto, che magari ha trascorso quindici anni nei palazzi della politica. Il risultato? È l'esperto che manovra il neofita, come gli pare e piace.

 

 

L'anziano frequentatore dei meccanismi parlamentari conosce tutti i funzionari, risolve i problemi, scrive i testi dei disegni di legge: e chi è appena approdato nell'aula appone solamente una firma. Ed è l'ex eletto, al servizio del nuovo inquilino del palazzo, a incontrare i rappresentanti delle aziende, a pranzare e cenare con chi richiede interventi normativi di ogni tipo, a incontrare incaricati d'affari e ambasciatori di nazioni amiche e nemiche, a mediare con i colleghi degli altri partiti che svolgono il suo stesso ruolo. C'è sempre qualche ex, in ogni partito, che funge da «tutor» per i neofiti. Anche in Europa questo è accaduto, con un ex sindacalista approdato ad incarichi di partito, ben introdotto in tutti gli ambienti nei quali si decidono le sorti delle nazioni continentali. Chi voleva influenzare le scelte europee ha trovato i canali giusti per soddisfare ogni iniziativa, silenziando tutte le possibili voci critiche.

 

 

A suon di euro, la sinistra ha difeso l'indifendibile, elogiando chi ha calpestato i diritti dei lavoratori, senza decenza. Qualcuno ancora parla di diplomazia, in realtà si tratta di corruzione, e basta. Con l'Europa che si dimostra il ventre molle del mondo, un'entità svuotata di ogni capacità di incidere con una sua politica perché troppi protagonisti che la rappresentano sono pronti a svendere il loro ruolo in cambio di denaro. È una pagina nera, per le istituzioni europee. Ma è solo quella di un libro intero che deve ancora essere scritto, nei prossimi giorni.

 

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