Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Israele, Biden rompe con Netanyahu: non vuole soluzione due Stati

  • a
  • a
  • a

Il futuro della Striscia di Gaza dopo la guerra con Hamas allarga la distanza fra Israele e l'alleato americano. Sul punto le posizioni del premier Benjamin Netanyahu e del presidente Joe Biden sono lontane, divergenze ammesse ormai anche pubblicamente. Il primo ministro israeliano ha ribadito che il suo governo "non ripeterà" gli "errori" degli accordi di Oslo. "Non permetterò che, dopo l'enorme sacrificio dei nostri cittadini e combattenti, porteremo a Gaza coloro che educano al terrorismo, lo sostengono e lo finanziano. Gaza non sarà né 'Hamastan' né 'Fatahstan'", ha affermato Netanyahu riferendosi al gruppo islamista e al partito di Mahmoud Abbas, presidente dell'Autorità nazionale palestinese. Da Washington è arrivata la risposta di Biden, che parlando a un evento elettorale ha dichiarato che Israele sta "perdendo il sostegno internazionale" a seguito dei continui raid su Gaza. Il presidente americano ha invitato Netanyahu a prendere delle "decisioni dure" e a "rafforzare e cambiare" il suo governo, che Biden ha definito "il più conservatore nella storia di Israele", per trovare una soluzione a lungo termine al conflitto. Netanyahu "non vuole la soluzione a due Stati", ha rimarcato Biden, mentre la Casa Bianca è contraria a una nuova occupazione della Striscia da parte dello Stato ebraico. 

 

 

Per portare avanti i colloqui di persona, è prevista un'imminente visita in Israele di Jake Sullivan. Il consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca ha fatto sapere che la questione relativa ai "tempi della guerra" sarà "sicuramente in agenda". La situazione a Gaza, dove secondo Hamas le vittime sono almeno 18.400, è sempre più drammatica. Il capo dell'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, Philippe Lazzarini, in visita nella Striscia ha parlato di "tragedia senza fine" e di "inferno in terra", dove le persone "vivono per strada e hanno bisogno di tutto". Anche Josep Borrell, Alto rappresentante Ue per la politica estera, ha definito quello in corso un "orrore che non può essere giustificato da quello vissuto il 7 ottobre a causa dell'attacco terroristico di Hamas". 

 

 

Sul campo di battaglia Israele ha fatto sapere di aver recuperato i corpi di due ostaggi, mentre le autorità di Gaza hanno accusato l'esercito avversario di aver "assaltato" un ospedale nel nord della Striscia e di aver causato almeno 24 morti in un raid a Rafah, nella parte merdionale, dove sarebbero stato colpite "due abitazioni". Oltre al fronte di Gaza e a quello libanese, sale la tensione anche nel Mar Rosso, dove i ribelli yemeniti Houti hanno rivendicato un attacco contro una petroliera norvegese diretta in Israele. Gli Houthi hanno ribadito che continueranno a impedire "a tutte le navi dirette ai porti israeliani, indipendentemente dalla loro nazionalità, di navigare nel nel Mar Rosso, finché le forniture alimentari e mediche necessarie non saranno consegnate ai nostri fratelli nella Striscia di Gaza".

 

Dai blog