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L'attacco di Hamas preparato almeno da un anno e mezzo. E c'è chi lo ha scritto

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Un assalto preparato con cura almeno un anno fa, a metà del 2022, con un addestramento mirato effettuato certamente fuori Gaza, con il sostegno fondamentale degli alleati iraniani, che hanno assicurato preparazione militare e aiuto logistico, nonché decine di milioni di dollari in armi. A sostenerlo gli esperti di intelligence occidentali e mediorientali, interpellati in una lunga e approfondita analisi pubblicata dal Washington Post. Se il ruolo preciso dell’Iran nelle violenze di sabato rimane da definire, l’assalto riflette però l’ambizione coltivata da anni da Teheran di circondare Israele con legioni di combattenti paramilitari in possesso di sistemi di armi sempre più sofisticati in grado di colpire nel profondo dello Stato ebraico, osservano gli esperti. Hamas, l’organizzazione militante palestinese al comando dell’attacco, ricordano ancora, ha storicamente mantenuto un certo grado di indipendenza da Teheran, diversamente dai veri gruppi filoiraniani come l’Hezbollah libanese. Ma negli ultimi anni Hamas ha beneficiato di massicce iniezioni di denaro iraniano e di aiuto tecnico per la produzione di razzi e droni con sistemi di guida avanzati, oltre che di addestramento alle tattiche militari, in parte svolto all’interno di campi fuori Gaza.

 

«La quantità di addestramento, logistica, comunicazione, personale e armi necessarie all’attacco lascia un’impronta enorme», ha affermato Marc Polymeropoulos, un ex ufficiale operativo della Cia. «Ciò suggerisce sia un coinvolgimento iraniano, data la complessità dell’attacco, sia evidenzia il colossale fallimento dell’intelligence». Un colossale fallimento dell’intelligence alla quale, forse, sarebbe bastato leggere l’articolo pubblicato il 31 agosto sul sito del Memri, il Middle East Media Research Institute, di Yigal Carmon, esperto di antiterrorismo e per anni consigliere dei premier israeliani Yitzhak Shamir e Yitzhak Rabin dal titolo: «Segnali di una possibile guerra a settembre-ottobre».

 

Nell’articolo, strutturato in 5 punti, Carmon delineava il quadro che effettivamente ha portato all’inizio di un conflitto. «Ultimamente si sono moltiplicati i segnali secondo cui una guerra contro Israele potrebbe scoppiare a settembre o ottobre 2023. La causa scatenante potrebbe essere una spirale di scontri violenti che provocherebbero molte vittime, o l’uso di nuove armi che provocherebbero molte vittime per la parte israeliana e che Israele non sarebbe in grado di contrastare con le sue regolari misure antiterrorismo», scriveva l’esperto. Un’analisi impressionante per lucidità, completezza e precisione su quanto a poco più di un mese di distanza è poi effettivamente avvenuto.

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