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Ucraina, rappresaglia russa a Kramatorsk: 600 morti. Kiev nega tutto

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Guerra sul campo di battaglia e su quello dell'informazione tra Russia e Ucraina. Le celebrazioni per il Natale ortodosso si sono concluse ieri ma le festività comuni fra russi e ucraini non hanno portato spiragli di pace, anzi. La tregua di trentasei ore annunciata da Mosca non è stata rispettata nemmeno dalle forze del Cremlino, che hanno colpito diverse località in Donbass. Kiev, dal canto suo, aveva subito bollato come una farsa la richiesta del presidente russo Vladimir Putin di una "sospensione" delle armi per un giorno e mezzo: "Nessuno stop - è stato il messaggio ucraino - fino a quando gli occupanti non se ne andranno dal Paese". Così è stato per tutto il fine settimana e anche oggi domenica 8 gennaio si sono segnalati attacchi in diverse regioni.

 

Il più cruento sarebbe avvenuto a Kramatorsk, in quella parte di Donbass tuttora in mani ucraine: il condizionale è d'obbligo perché sui fatti ci sono le versioni opposte di turi e ucraini. Secondo Mosca sarebbero stati uccisi 600 soldati di Kiev come ritorsione per la strage di Makiivka nelle ore di Capodanno. L’Ucraina parla invece di totale fake news e ha liquidato la notizia come "sciocchezza".

 

Particolarmente critica è inoltre la situazione nella zona di Zaporizhzhia dove, secondo l’entourage di Zelensky, i russi avrebbe sparato bombe a grappolo, proibite in base alle convenzioni internazionali. Ma una vittima si è registrata anche nell’oblast di Kharkiv mentre Mosca ha riferito di missili ucraini sulla centrale elettrica di Starobeshevskaya, nella regione di Donetsk occupata, e di una potente esplosione nei pressi di un gasdotto nel territorio di Lugansk, anch’esso controllato dal Cremlino. L’attacco all’infrastruttura avrebbe provocato l’interruzione delle utenze per oltre tredici mila famiglie rimaste al freddo.

 

Intanto le temperature nel Paese invaso sono in picchiata, fino a -16 in molte città del centro-est. Si teme che Putin possa approfittarne e colpire ancora una volta le principali fonti di energia e riscaldamento, anche se alcuni analisti - nazionali e stranieri - sostengono invece che le riserve balistiche russe si stiano assottigliando e la Russia in questo momento debba centellinare gli attacchi. Mosca ha smentito poi la mobilitazione di altri 500mila uomini per il fronte ma la sensazione è che Putin sia di fronte ad un bivio: tentare la spallata definitiva, accrescendo i coscritti e provando a prendersi quanto meno l’intero Donbass, o aprire la strada ad un negoziato che per ora, però, appare un miraggio.

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