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Armi chimiche, ora la Russia accusa gli ucraini: "Sostanze sconosciute da un drone sulle nostre truppe"

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L'uso presunto di armi chimiche e batteriologiche torna in cima alle accuse incrociate sulla guerra in Ucraina. Questa volta è la Russia a lanciare pesanti sospetti, tutti da verificare. Il Ministero della Difesa di Mosca ha reso noto che sta analizzando una "sostanza liquida" non meglio identificata gettata da un drone sulle proprie truppe in Ucraina. "Un contenitore con fiale è stato precipitato da un drone su una posizione tenuta dalle forze armate russe il 21 aprile scorso", ha affermato il responsabile della protezione radiologica, chimica e biologica dell’esercito russo, Igor Kirillov.

 

"Ci si aspettava una reazione chimica conseguente alla distruzione delle fiale e il rilascio di sostanze tossiche non contemplate nella lista di quelle convenzionali", ha detto il funzionario russo che ha affermato: "È in corso l’analisi chimica del contenuto delle fiale presso il laboratorio del centro di ricerca n.27 del Ministero della Difesa russo, accreditato dall’Opac, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche. I risultati delle analisi saranno inviati al suo segretariato tecnico secondo la procedura prevista". 

 

Kirillov ha anche accusato gli Stati Uniti di preparare "provocazioni" per accusare la Russia di utilizzare armi chimiche, biologiche o nucleari tattiche. Lo riporta l’agenzia Tass che cita le parole del funzionario: "A marzo e ad aprile i leader dei paesi occidentali hanno rilasciato regolarmente dichiarazioni provocatorie sulla possibilità che la Russia utilizzi armi di distruzione di massa. Vi ricordiamo che tali iniziative sono state attuate dagli Stati Uniti più di una volta per raggiungere obiettivi politici". "L’esempio più eclatante di provocazione informativa è il discorso del Segretario di Stato americano Colin Powell del 5 febbraio 2003", ha ricordato Kirillov, "una provetta con il ’detersivo in polvere' nelle sue mani è servita da pretesto per l’invasione dell’Iraq e ha causato la morte di quasi mezzo milione di cittadini". 

 

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