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Il piano di Putin contro il complotto: "Fa assaggiare il cibo". Oligarchi, generali, servizi segreti: chi lo vuole morto

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Le voci di un imminente attentato per far fuori il presidente russo Vladimir Putin circoilano da giorni e coinvolgono i servizi segreti esteri del Cremlino, i cui vertici sono stati defenestrati dallo Zar dopo che - per errore o per compiacere il capo - i calcoli sulla resistenza ucraina e la possibile fuga del presidente Volodymyr Zelensky so sono dimostrati sbagliati. La guerra non è stata una passeggiata per Mosca che trascina il conflitto da un mese, e così ne ha fatto le spese Aleksandr Bortnikov, il direttore dei servizi segreti russi Fsb. Secondo i colleghi-nemici dell'Sbu, servizio segreto ucraino, sarebbe proprio lui l'uomo che i congiurati russi vorrebbero emettere al posto di Putin dopo un assassinio, un avvelenamento o una malattia "provocata". 

 

Ma quanto è concreta l'ipotesi di un colpo di mano di questo tipo da parte di generali ribelli e oligarchi fiaccati dalle sanzioni? "Le probabilità che Vlad il Terribile muoia in un attentato sono piuttosto remote" si legge in una analisi del Giornale che sottolinea come Putin sia ossessionato dalla morte di Muhammar Gheddafi, il leader libico linciato dalla folla. 

 

"Putin è maniacale in fatto di sicurezza, è convinto che gli americani lo vogliano far uccidere come Gheddafi, fa assaggiare i suoi pasti e va in pubblico col giubbotto antiproiettile" ricorda il quotidiano che giudica "poco verosimile complotto ordito nella cerchia dei fedelissimi potrebbe avere successo. È comunque interessante notare che Putin, come Bortnikov, è stato il capo della polizia segreta, ruolo che nella storia sovietica è stato spesso associato a una morte precoce".

 

Va sottolineato però che nella storia della Russia sovietica e post-Urss sono diverse le morti sospette tra i vertici dei servizi di sicurezza di Mosca. "Genrikh Jagoda, spietato capo dell'Nkvd fino al 1936, viene fatto a sua volta fucilare nel 1938. A «scoprire» il suo tradimento era stato l'uomo che poi prese il suo posto: Nikolai Yezhov, detto «nano assassino» (era alto un metro e 50)", poi fatto fucilare a sua volta da Stalin. In seguito altri fecero la stessa fine grazie ai metodi spicci dei servizi russi. "Anche Vladimir Putin è stato capo del Kgb, ne conosce i metodi e li adopera ampiamente: il destino di Litvinenko, di Boris Berezovsky, di Anna Politkovskaja, di Boris Nemtsov e di tanti altri è una lunga striscia di sangue. Non dovrebbe aver paura anche per se stesso?", è l'interrogativo. 

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