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L'ex comandante Usa in Europa: “Shock di massa e panico, la strategia di Vladimir Putin”. Ma per lui finirà male

Giada Oricchio
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“Ucraina boccone troppo grosso per Putin, ma se la Nato sarà debole poi toccherà a Taiwan”. Ne è convinto Mike Repass, ex comandante del Comando delle operazioni speciali degli Stati Uniti in Europa. Come si ferma Vladimir Putin? E’ vero che potrebbe pentirsi di aver lanciato questa guerra? Ed è possibile che i milioni di rifugiati destabilizzeranno l’Europa? Peter Bergen, analista della sicurezza nazionale della CNN, vicepresidente di New America e professore all'Arizona State University, ne ha parlato con il generale in pensione dell’esercito americano che ha lavorato nel settore della sicurezza ucraina nel 2016. Come si legge sul sito della CNN, per Mike Repass finora le forze militari ucraine si sono comportate eccezionalmente bene e la Russia avrà difficoltà a sottometterle perché sono disposte a combattere fino all’ultimo respiro: “Gli ucraini sono stati superati dalla tecnologia russa, dai cannoni, dall’artiglieria, dai missili d'attacco a lungo raggio ma il terreno li favorisce specialmente nel nord e nell'est dell'Ucraina. Putin si aspettava che gli ucraini capitolassero come hanno fatto nel 2014 quando ha preso la Crimea, ma la NATO e gli Stati Uniti hanno fatto un lavoro magnifico nell'addestrare l'esercito ucraino e riformarlo. La differenza tra allora e oggi è che la leadership dell'Ucraina è destinata a unificarsi con l'Occidente, politicamente, militarmente ed economicamente. Inoltre Zelensky ha portato Oleksiy Reznikov, eccezionale ministro della Difesa. Quando ho visitato un'unità delle forze speciali ucraine a settembre, ho percepito immediatamente che questi ragazzi erano ben addestrati; sembravano i nostri ragazzi. Avevano gli stessi automatismi, gli stessi processi di pianificazione”.

 

 

Cosa vuole Putin? “Trasformare le città in macerie creando una crisi di rifugiati, travolgendo i confini e destabilizzando l'Europa centrale e orientale – ha detto il comandante -. Prenderanno di mira le infrastrutture governative e poi i mezzi di comunicazioni pubbliche, internet, torri radio, torri di telefonia cellulare in modo da separare le persone dal governo. Con questa campagna, vogliono creare shock di massa e panico nella società per creare sfide complesse per il governo e fiaccare la volontà del popolo. La Bielorussia e la Russia probabilmente dichiareranno la legge marziale e probabilmente uniranno le forze per sigillare il confine occidentale dell'Ucraina e tagliare qualsiasi rifornimento proveniente dall'Occidente”. Eppure Mike Repass è convinto che l’Ucraina sarà “indigeribile” per Putin: “I russi possono essere in grado di consumarla, ma non possono digerirla. Sarà un boccone troppo doloroso da mandare giù e alla fine dovranno sputarlo di nuovo. In sostanza, il costo dell'occupazione è troppo grande rispetto alle possibilità. I russi possono controllare le aree urbane, ma ci sono vaste aree distanti tra loro 50-80 km dove non c'è nulla e molte piccole città che non sono controllabili. La devastazione farà inorridire l'Europa e il Nord America. L'argomento del non intervento alla fine sarà superato dal problema della sofferenza umana. E poi, potenzialmente una coalizione di volenterosi potrebbe imporre qualcosa sulla falsariga di una no-fly zone o di rifugi sicuri”. Secondo Repass, c’è un obiettivo minimo che Vladimir Putin deve conseguire: il controllo del Canale di Crimea del Nord. “Quando ha invaso la Crimea e il Donbas nel 2014, gli ucraini hanno chiuso la sorgente del Canale di Crimea del Nord sul fiume Dnepr. Da allora i russi hanno fatto affidamento sulle acque sotterranee che però si sono prosciugate. Adesso che le truppe hanno catturato il Canale di Crimea l'acqua dolce è riapparsa. E poi gli serve un ponte di terra dal Donbas alla Crimea così avrebbe essenzialmente il controllo di tutto il territorio ad est del fiume Dnepr, salendo fino a Kiev. Se Putin si impadronisce di abbastanza terra a est del fiume Dnepr, allora è disposto a contrattare su tutto il resto”.

 

 

Il comandante americano conclude la sua analisi sostenendo che nemmeno in questo caso Putin riuscirebbe a mantenere il controllo dell’area geografia: “Non ha abbastanza militari per costringere 41 milioni di persone a cooperare con Mosca. Non vedo come Putin sarà in grado di farcela. Penso invece che le democrazie liberali occidentali abbiano sia l'obbligo morale che l'imperativo politico di sostenere una nazione che lotta per la sua indipendenza e per un ordine politico liberale. Se non qui, dove prenderemo posizione contro le forze autocratiche e revisioniste? Cosa dovrebbero concludere la Georgia e l'Azerbaigian dalla nostra timidezza di fronte al male? Sicuramente Taiwan è la prossima. I concetti di integrità territoriale e democrazia non possono finire ai confini della NATO. Il resto del mondo deve essere lasciato ai lupi mentre c'è solo un'isola di sicurezza? L'attacco della Russia all'Ucraina non può avere successo se speriamo di costruire e sostenere i benefici della democrazia oltre i confini della NATO”.

 

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