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Coronavirus, i dubbi sul laboratorio di Wuhan. Cosa scriveva Nature nel 2017

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Davide Di Santo
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Il nuovo coronavirus spaventa il mondo. Mentre crescono vittime e contagi, con i primi casi accertati anche in Italia, ci si interroga sulle origini del virus 2019-nCoV. Molti ricercatori sembrano escluderne la genesi nell'ambito di un mercato di Wuhan, la megalopoli che è l'epicentro dell'epidemia. Tra le ipotesi in campo quella della contaminazione partita per errore dal laboratorio di biosicurezza di livello 4 (BSL-4) di Wuhan. Due anni la prestigiosa rivista scientifica Nature aveva parlato del "piano per costruire tra i cinque e i sette laboratori di biosicurezza di livello 4 (BSL-4) in tutto il continente cinese entro il 2025" che "ha generato molta eccitazione, ma anche perplessità".  Leggi anche: Due cinesi contagiati a Roma. La paura è realtà "Fuori della Cina, alcuni scienziati si preoccupano infatti che gli agenti patogeni possano fuoriuscire dall'impianto, aggiungendo una dimensione biologica alle tensioni geopolitiche tra la Cina e altre nazioni", si legge nell'articolo pubblicato il 23 febbraio 2017 e rilanciato in Italia da Le Scienze, versione italiana di Scientific American. "BSL-4 è il massimo livello di biocontenimento", spiega l'articolo, ma "queste strutture sono spesso controverse. Il primo laboratorio BSL-4 in Giappone è stato costruito nel 1981, ma ha lavorato su agenti patogeni a basso rischio fino al 2015, quando le preoccupazioni relative alla sicurezza sono state finalmente superate". 

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