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Montenegro, guerra di cifre per le presidenziali

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Entrambi i candidati, Vujanovic e Lekic, rivendicano la vittoria

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Entrambi i candidati alla presidenza del Montenegro rivendicano la vittoria elettorale. Il presidente uscente Filip Vujanovic (di centrosinistra) sostiene di aver conquistato il 51,3% dei voti, contro il 48,7% dello sfidante Miodrag Lekic, ex ministro degli Esteri ed ex ambasciatore jugoslavo in Italia durante la guerra del Kosovo. Dal canto suo, quest'ultimo ritiene di aver ottenuto il 50,5% delle preferenze, contro il 49,5% dell'avversario. Vujanovic dice di aver completato la conta dei voti, Lekic parla di uno scrutinio terminato al 92%. Vujanovic e Lekic erano gli unici candidati in corsa. Non ci sarà perciò un ballottaggio: qualsiasi risultato esca dalle urne, sarà quello definitivo. Gli elettori, circa 600mila, sono chiamati a scegliere tra il premier uscente - che è stato prima premier, dal 1998 al 2002, e poi presidente, dal 2002 a oggi - e il leader dell'opposizione. La tornata elettorale è vissuta soprattutto come un referendum sulla coalizione socialista che ha governato il Paese per più di due decenni. Vujanovic è un forte sostenitore dell'integrazione con l'Europa e con la Nato. Il Montenegro ha iniziato i negoziati con l'Ue l'anno scorso e punta ad essere il 29esimo membro dell'Unione dopo la Croazia, che entrerà a farne parte dal primo luglio. Il Paese è indipendente dal 2006. Prima era federato alla Serbia, dalla quale si è separato con un referendum. Lekic, che ha insegnato anche in Italia, prima a La Sapienza e poi alla Luiss, pretende che la Nato chieda scusa per i bombardamenti del 1999 ed è accusato dai detrattori di essere troppo vicino ai serbi.

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