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Tassi di interesse, la Banca centrale europea non cede: rialzi in vista

Gianluca Zapponini
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Inutile girarci troppo intorno, l’inflazione morde ancora, almeno nella testa di Christine Lagarde. E per questo la Bce non ha intenzione di interrompere presto il periodo di rialzo dei tassi, inaugurato lo scorso luglio. I mercati erano già depressi, e non sono rimasti sorpresi dalle parole della presidente dell’Eurotower. «Sono possibili rialzi anche oltre marzo». Indicazione confermata dai verbali del direttivo di inizio febbraio. Insomma, le colombe che volevano un ammorbidimento della politica monetaria, con conseguente boccata di ossigeno su mutui e prestiti, dovranno aspettare. E se invece c’è un falco, quello è il capo economista della Bce, Philip Lane, che ha proposto di aumentare i tre tassi di interesse chiave della Bce di 50 punti a marzo e ha comunicato che il Consiglio direttivo prevede di aumentarli ulteriormente. Dunque il board di Francoforte dovrebbe mantenere la rotta aumentando significativamente i tassi di interesse a un ritmo costante e mantenendoli a livelli sufficientemente restrittivi da garantire un tempestivo ritorno dell’inflazione all’obiettivo di medio termine del 2%. E pensare che la Banca centrale punta ancora ad un "atterraggio morbido per l'economia", si legge nei verbali dell’ultimo Consiglio. Nonostante la stretta monetaria prolungata "l’economia si è dimostrata più resistente del previsto e dovrebbe riprendersi nei prossimi trimestri. Il tasso di disoccupazione è rimasto al minimo storico del 6,6% nel dicembre 2022. Tuttavia, il ritmo di creazione di posti di lavoro è stato considerato in potenziale rallentamento, con un aumento della disoccupazione nei prossimi trimestri" rilevano le carte. «In particolare, mostrare ora determinazione ad alzare ulteriormente i tassi in modo significativo potrebbe aiutare a evitare di essere costretti a ulteriori rialzi dei tassi in seguito».

 

 

 

Tanto che l'Eurozona «dovrebbe evitare la recessione, anche se è troppo presto per cantare vittoria». In pratica Francoforte sta cercando di creare una barriera alta al punto di evitare altre fiammate dei costi anche se il prezzo delle materie prime, specie gas e petrolio, è tornato in questi mesi livelli pre-guerra in Ucraina. Ma la Bce non si fida «Parte del calo dei prezzi sembra essere dovuto al clima invernale mite, che non si ripeterà necessariamente il prossimo inverno. È stato evidenziato che l’area dell’euro continua ad essere confrontata a un grado di incertezza globale eccezionalmente elevato, dovuto a fattori sia economici che geopolitici», viene sottolineato nei verbali. Non c’è trippa per gatti.

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