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Lagarde a fari spenti nella notte dei tassi: cappio al collo dell'Italia

Alessandro Usai
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C’è un detto francese che sintetizza bene come ogni situazione vada accettata per ciò che è: «à la guerre comme à la guerre». Osservando l'attuale situazione europea lo potremmo parafrasare in «à Lagarde comme à Lagarde», visto che purtroppo siamo costretti ad accettare l’economista parigina alla guida della Bce. La francese Christine ha il pallino dell'inflazione e ha già annunciato per marzo un nuovo rialzo dei tassi di 50 punti base, anticipando in modo irrituale la scelta prima della riunione periodica dei banchieri centrali. Lagarde mette il cappio al collo soprattutto all'Italia che pagherà a caro prezzo gli interessi sul debito. Un vero danno per le strategie del governo che dovrà far fronte a pesanti emissioni di titoli di Stato che impatteranno sull’azione prevista nelle misure sul welfare e sul fisco. I primi effetti si sono subito registrati con un rialzo dello spread e con il costo del denaro sui rifinanziamenti arrivato al 4 per cento. Un freno per le imprese. Poco importa che quest'anno l’inflazione della zona euro non andrà oltre il 6 per cento, in calo rispetto al 2022 quando il costo della vita era al 9,2 per cento. No, per Lagarde la priorità è inseguire la Fed americana e macinare un rialzo dopo l'altro. Poi si vedrà.

 

 

Tutto questo mentre il premier Meloni sta seminando sui tavoli europei, lavorando di sponda nei meandri dei fondi. Uno sforzo che sta producendo risultati per allargare i già risicati margini di manovra italiani, limitati dal suo debito. Il controcanto finanziario della Lagarde rischia di trattenere ogni nostro tentativo di scatto in avanti. Ci ha pensato il membro italiano al Comitato esecutivo della Bce, Fabio Panetta, a cantargliene quattro citando Lucio Battisti: quello che non si deve fare nel contrasto all'inflazione, «è guidare come un pazzo a fari spenti nella notte». Già, tu chiamale se vuoi emozioni. Ma sono soprattutto eleganti randellate all’asse franco-tedesco che mina la crescita degli altri Paesi europei. Sì, perché la stonata Christine Lagarde ha nella tedesca Isabel Schnabel la sua vocalist di fiducia, a cui interessa far cantare meglio la Germania dell'Europa. Proprio lei che potremmo ribattezzare la «Donna cannone» della Bce, in quanto responsabile delle operazioni di mercato e del programma di Quantitative easing da 2,6 trilioni di euro. Quanta nostalgia del bazooka di Mario Draghi che aveva silenziato il debito e regalato una boccata di ossigeno soprattutto all'Italia. Ora quel cannone non spara più. Anzi, fa alzare il rumore di sottofondo delle tensioni sociali.

 

 

Mutui più cari, vita più cara. C'era proprio bisogno, cara Lagarde? «L'inflazione è scesa a gennaio principalmente per il calo dei prezzi energetici – dice la presidente della Bce - ma le pressioni inflazionistiche resteranno forti e l'inflazione di fondo è ancora alta». Timore forse eccessivo. Non puoi «prendere a pugni un uomo solo perché è stato un po' scortese, sapendo che quel che brucia non sono le offese». Le aveva cantate bene Battisti quelle Emozioni. Ma purtroppo è tutto inutile. «Capire tu non puoi» cara Christine. Troppo cara, per quello che ci costi.

 

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