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Superbonus, l'Istat certifica il flop: vola il deficit del 2022

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La cessione dei crediti fiscali dei bonus edilizi, a partire dal superbonus, fa lievitare il deficit nel 2022, ricalcolato sulla base delle nuove regole dell’Eurostat. Lo scorso anno, certifica ora l’Istat, l’indebitamento si è attestato all’8% del Pil, superando l’obiettivo del 5,6% indicato dal governo Meloni nella Nota di aggiornamento al Def rivista e integrata a novembre. E questo è avvenuto perché l’indebitamento, in miglioramento rispetto al 9% registrato nel 2021, è stato rivisto a seguito del cambiamento introdotto nel trattamento contabile dei crediti di imposta, che ha portato a una revisione peggiorativa nel rapporto deficit/Pil per gli anni 2020 e 2021 pari rispettivamente a -0,2 e -1,8 punti percentuali. Nel 2020 il deficit si è attestato quindi al 9,7% del Pil, dal 9,5% stimato a settembre scorso, e nel 2021 l’indebitamento netto è stato ritoccato al 9%, dal 7,2% previsto in precedenza. 

 

 

In valore assoluto, l’indebitamento per il 2022 è pari a 153,447 miliardi di euro, in diminuzione di circa 7,8 miliardi rispetto a quello dell’anno precedente. Tuttavia si tratta di un livello di deficit ben superiore a quello che sarebbe stato generato da una crescita del Pil certificata oggi dall’Istat al 3,7%, una «crescita decisa» ma inferiore rispetto a quella del 2021 e più bassa rispetto al 3,9% delle stime preliminari. Il rapporto debito/Pil è sceso invece al 144,7% dal 149,8% del 2021, dato migliore rispetto alla stima inclusa nella Nadef che, per il 2022, indicava un debito al 145,7% del Pil. E la pressione fiscale è risultata pari al 43,5%, in aumento rispetto all’anno precedente, per effetto della crescita delle entrate fiscali e contributive (+7%) superiore rispetto a quella del Pil a prezzi correnti (+6,8%). 

 

 

La spinta più forte alla crescita del Pil arriva dalla domanda interna. Nel 2022 la spesa per consumi finali è cresciuta in volume del 4,6% (+4,7% nel 2021), trainata dalle spese per alberghi, ristoranti e servizi culturali, e questo ha fornito un apporto alla crescita del Pil. La spesa per consumi di beni, rileva l’Istat, è aumentata del 2,4% e quella per servizi dell’8,8%. Gli incrementi più significativi, in volume, si rilevano nelle spese per alberghi e ristoranti (+26,3%), per ricreazione e cultura (+19,6%) e per vestiario e calzature (+14,8%). Si registrano variazioni negative nelle spese per alimentari e bevande non alcoliche (-3,7%), per istruzione (-1,2%) e per servizi sanitari (-0,4%).

 

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