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Dl aiuti, da Mario Draghi pochi spiccioli: svelato il bluff, rincari insostenibili

Filippo Caleri
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l decreto Aiuti è in realtà un dl Aiutini. Già, a fare i conti su quanto entrerà nelle tasche di pensionati e lavoratori con le misure previste dal provvedimento approvato ieri dal consiglio dei ministri, è stata la Uil. E purtroppo, nonostante le promesse, non ci sarà certo da scialare. C'è da dire che nella conferenza stampa di presentazione delle misure il premier Draghi ha annunciato un incremento del taglio del cuneo fiscale dall'1,8 totale al 2%. Ma nella sostanza uno zero virgola non cambia la sostanza del ragionamento. Così secondo i calcoli del sindacato guidato da Pierpaolo Bombardieri, un lavoratore con un reddito annuo lordo pari a 8mila euro, sulle mensilità percepite da luglio a dicembre, avrebbe un beneficio complessivo di 36,92 euro lordi. Che equivalgono a 6,15 euro lordi in più al mese. Considerato che la tassazione a quel livello di reddito è quasi zero si tratta di una somma che consente al percettore di pagarsi sei caffè ogni trenta giorni. Nella fascia di reddito medio dei lavoratori dipendenti del settore privato, e dunque con un reddito di circa 20.111 euro annui, il beneficio per il secondo semestre 2022, sarebbe complessivamente di 92,82 euro lordi, cioè 15,47 euro lordi mensili. Qualcosa di più di 12 euro netti, che fanno 3 euro a settimana con altrettanti caffè pagati.

 

 

Se chi lavora attivamente ha comunque sempre possibilità di incrementare il proprio reddito con straordinari o benefit, ben più amara è la sorpresa per i pensionati. Che dall'anticipo della rivalutazione prevista dal decreto riceveranno soldi solo perle noccioline. Sempre secondo la Uil una pensione di 952 euro mensili, che è l'importo medio percepito da chi si è ritirato dal lavoro, può contare su un aumento pari a 19,04 lordi ogni 30 giorni, 57 complessivi nel trimestre da ottobre a dicembre. Per la minima, quella che Berlusconi raddoppiò portandola a 524 euro, l'aumento supera di poco i 10 euro. Ai fortunati con assegno di 2.622 euro l'incremento è di circa 53 euro. Cifre assolutamente risibili. E poco risolutive per affrontare la crisi sta mordendo i bilanci familiari. I conti qualche giorno fa li ha fatti l'Unione nazionale consumatori: «L'inflazione a +7,9% significa, per una coppia con due figli, una stangata complessiva, in termini di aumento del costo della vita, pari a 2.630 euro su base annua, ma di questi ben 769 se ne vanno solo per la spesa obbligata dei prodotti alimentari e bevande, 795 per il carrello della spesa».

 

 

Per la stessa associazione per una coppia con un solo figlio la batosta totale è paria 2.441 euro, 694 euro solo per cibo e bevande. In media, per una famiglia il rialzo annuo è di 2.040 euro, 564 euro per mangiare e bere, 585 per il carrello. Il record spetta alle famiglie numerose con più di 3 figli con una stangata pari a 2.951 euro, 919 solo per il cibo, 945 per i beni alimentari e per la cura della casa e della persona. La sproporzione è evidente. Serve di più. A chiederlo è stato anche il leader della Cisl, Luigi Sbarra: «Misure condivisibili, ma bisogna fare di più». In particolare, ha sottolineato «bisogna rafforzare ulteriormente le misure finalizzate a rendere più pesanti le buste paga degli occupati, sia gli interventi di adeguamento delle pensioni e di supporto alle famiglie». Insomma i 17 miliardi sono una cifra importante. Ma non bastano. Il Mef di più non ha trovato. Eppure le stime iniziali prevedevano cifre più alte. Ma la Ragioneria dello Stato non ha considerato valide le coperture previste dalla tassa sugli extraprofitti delle aziende energetiche. Un provvedimento scritto male. Anche il governo dei migliori qualche errore lo ha fatto.

 

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