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Il prezzo del gas sale alle stelle con la guerra: +60% in un giorno. Record storico per il grano

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Prosegue ancora la corsa dei prezzi del gas dopo l’attacco russo all’Ucraina. Al Ttf, il mercato di riferimento per lo scambio del gas naturale in Europa, i future salgono del 60% a 143 euro a Megawattora.

 

 

Ma la corsa dei prezzi non riguarda solo il gas e il petrolio. L’attacco russo in Ucraina ha avuto conseguenze devastanti anche per i prezzi di grano e mais, di cui Kiev è rispettivamente il quinto e quarto esportatore mondiale. In particolare, il grano si è spinto fino a un picco record di 344 euro a tonnellata, superando nettamente il precedente record storico di 313,5 euro a tonnellata toccato il 24 novembre scorso, prima di ritracciare a 320 euro sulla scadenza di marzo. Il mais ha invece visto il prezzo salire a fino a 304 euro a tonnellata dai 280 euro della vigilia. In questo caso il record risale al 4 agosto scorso quando il contratto aveva chiuso a 320 euro.

 

 

L’impatto sui mercati agricoli resta ancora da stimare. «Quando si vede che ci sono esplosioni a Odessa, che è il primo porto ucraino, si può presumere che oggi non ci sarà abbastanza grano da caricare», ha sottolineato Sebastien Poncelet di Agritel. Dopo l’invasione della Crimea nel 2014, ha aggiunto, «i prezzi erano aumentati del 15-20% sui mercati, prima di sgonfiarsi nel giro di 4-5 mesi». Tuttavia, in quell’occasione, «i combattimenti si erano concentrati essenzialmente nel Donbass, che non è una grossa regione agricola e la crisi era rimasta centrata sulla Crimea. Quello che si vede oggi è qualcosa di completamente diverso», ha aggiunto l’analista. E per l’Italia potrebbero esserci grossi problemi. Il nostro Paese, secondo quanto riferisce la Coldiretti, importa il 64% del grano utilizzato per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais per l’allevamento. La guerra aggrava i problemi di un settore già duramente provato. La Francia, prima potenza agricola dell’Unione europea dispone di alcuni stock di cereali. E le riserve francesi e statunitensi, secondo gli analisti, potrebbero parzialmente compensare il prevedibile calo delle esportazioni ucraine, almeno nel breve periodo. Ma tutto dipenderà da quanto durerà la crisi.

 

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