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"Rischio di stretta sul credito con l'aumento dello spread"

L'ad di Unicredit Federico Ghizzoni

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La speculazione sui mercati e i continui ribassi dei titoli bancari espongono i gioielli italiani al rischio di scalate ostili? La domanda è come un mantra tra gli operatori ma sia il presdiente dell'Abi Mussari che, ieri, l'ad di Unicredit Federico Ghizzoni rassicurano. «Paradossalmente il fatto che il mercato sia molto nervoso sull'Italia e avverso al rischio ci protegge anche da scalate - ha detto il ceo di piazza Cordusio parlando a Washington dopo il Fmi - In questo momento non vedo rischi particolari da questo punto di vista». A tranquillizzare in tal senso c'è anche il fatto che «altri operatori importanti che potrebbero essere interessati a investire su banche italiane hanno più o meno analoghi problemi, visto che non è che altre banche europee soffrano meno. Le stesse banche americane sono scese parecchio in termini di equity». L'importante però, è il suo monito, «è non dormire sugli allori e continuare a lavorare come banca per produrre risultati soddisfacenti e rendere quindi il titolo appetibile per investitori di lungo periodo che vogliono investire sui nostri titoli». Fondamentale è sciogliere «il problema relativo al rischio-Paese per consentire ai titoli bancari e non di riprendersi in Borsa. È ovvio che oggi c'è una correlazione fortissima tra i titoli delle banche e il rischio sovrano». Ghizzoni quindi sottolinea la priorità di «risolvere la crisi europea del debito: in Italia, il livello dello spread è troppo alto e se si consolida, si corre il rischio di un credit crunch e di mettere in seria difficoltà le imprese italiane, soprattutto le medio piccole». D'altro canto come dargli conto è sotto gli occhi di tutto quanto il mercato sia nervoso: lo spread fra i Bund tedeschi a 10 anni e gli equivalenti Btp italiani è tornato a ballare pericolosamente sull'orlo di una crisi finanziaria oltre quota 400 punti venerdì. Eppure secondo Ghizzoni questo deriva dal fatto che «i nostri fondamentali sono ancora sconosciuti». Lo ha detto chiaramente anche il titolare del Tesoro Giulio Tremonti qualche giorno fa esibendo dati sull'avanzo primario firmati dal Fmi che metterebbero al riparo il Paese dai rischi di collasso paventati dopo il downgrade del nostro debito sovrano dell'agenzia di rating Standard and Poor's. Lo ha ribadito il banchiere dell'istituto milanese: «La crisi ci ha colpito più di altri Paesi. La decisione sulla manovra è stata positiva, perché dovrebbe portare ad un deficit zero entro il 2013. Ma non spiega come si riuscirà a ridurre il debito, non c'è rilancio per l'economia». Piazza Cardusio attende che passi la bufera in Borsa per mettere in calendario il piano industriale anche se a Francoforte dieci giorni fa, Ghizzoni ha sgombrato il campo, ricordando che Unicredit è «impegnata a continuare a far crescere il proprio livello di capitale ed entro la fine dell'anno deciderà se fare la ricapitalizzazione». Infine ha sottolineato che «l'Europa non può esistere senza Italia. Stiamo vivendo una fase di passaggio: i leader devono decidere se proseguire in questo sogno chiamato euro, dato che la moneta unica soffre di una crisi di gioventù».

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