Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

E Renato Angiolillo fondò «Il Tempo»

di Marcello Zeri 

  • a
  • a
  • a

OGGI, 6 GIUGNO 2014, IL NOSTRO QUOTIDIANO COMPIE 70 ANNI. NEI PROSSIMI GIORNI RIPERCORREREMO LA NOSTRA STORIA ATTRAVERSO I PEZZI DI CHI HA CONTRIBUITO A SCRIVERLA E LE PRIME PAGINE DEI MOMENTI PIÙ SIGNIFICATIVI CHE L'HANNO SEGNATA.     A Roma, per ordine del Ministero della Cultura popolare della Repubblica di Salò, sospende le pubblicazioni un giornale pressoché sconosciuto al grosso pubblico; l'Italia. Fondato da Camillo Benso di Cavour era stato un quotidiano glorioso, scaduto poi, anche per l'ostracismo del regime fascista, alla semiclandestinità, ma tornato prepotentemente alla ribalta - sia pure per poco più di un mese - alla vigilia del 25 luglio, quando Giuseppe Bottai - che dirigeva la prestigiosa rivista Primato, ma non aveva quotidiani - ne fece il suo organo personale nell'intento forse di competere alla pari, in un'eventuale lotta alla successione, con Dino Grandi che controllava Il resto del Carlino di Bologna e Galeazzo Ciano che aveva a disposizione sia Il Telegrafo di Livorno, diretto da Giovanni Ansaldo, sia Il Giornale d'Italia diretto da Virginio Gayda. Caduto rovinosamente il fascismo, scomparsi tutti i gerarchi, l'Italia tornò alla precedente vita grama. Ne approfittò Renato Angiolillo, che per avere una testata a disposizione il giorno della liberazione di Roma l'aveva fatta acquistare, per poche migliaia di lire, da un gruppo di antifascisti suoi amici in piena occupazione nazista. La compravendita, quasi clandestina, fu risaputa e il giornale venne immediatamente soppresso. Un emissario di Angiolillo convocò allora i quattro redattori - Guglielmo Serafini, Carlo Scaparro, Gaspare Gresti e il sottoscritto - che faticosamente avevano portato avanti l'Italia in quei difficili mesi e dette a tutti l'appuntamento per il giorno dell'entrata in Roma delle truppe anglo-americane. Così, il 5 giugno 1944 nella ex tipografia de Il Tevere di Telesio Interlandi in via Mario de' Fiori (dove attualmente sorge il night "Paradise") uscì il primo numero de Il Tempo, un giornale a due sole facciate - come tutti allora e ancora per parecchi mesi -, compilato dallo stesso Angiolillo, dal direttore Leonida Rèpaci e da quattro colleghi. Costretti a lavorare nello stabilimento in cui veniva stampato il risorto Avanti! Faticammo un'intera giornata per far comporre quelle poche colonne di piombo poiché i tipografi si facevano in quattro per accontentare tutte le esigenze di Pietro Nenni, idolatrato dalle vecchie maestranze, in grande maggioranza ex socialisti e, comunque, privilegiato nei confronti di noi, poveri sconosciuti. Ma quella lunga attesa, che indubbiamente ci danneggiò sul piano della diffusione, fu, sotto un certo aspetto, provvidenziale. Lavorammo, per ore e ore con la vecchia testata in prima pagina; poi, quasi improvvisamente, Angiolillo ebbe una felice intuizione. Rinunciò al titolo Italia che gli sembrava di scarsa presa sul pubblico, scartò quello ambizioso di Europa che gli era stato suggerito da uno di noi e scelse Il Tempo, riprendendo la testata di un vecchio giornale romano fondato e diretto da Filippo Naldi nel primo dopoguerra e poi soppresso dal fascismo. In quelle lunghe ore il direttore ci costrinse a lavorare sodo. Fece fare a tutti un pezzo di colore e un resoconto sull'ingresso delle forze alleate in Roma e poi scelse i due migliori, uno per la prima pagina e l'altro per la Cronaca; fece riprendere dai notiziari-radio stranieri tutte le informazioni relative alla guerra in Europa. A me, giovanissimo cronista alle prime armi e fortunato possessore di una bicicletta, ordinò di fare il "giro di Roma" per sapere dalle aziende municipalizzate di luce, acqua, gas e trasporti urbani, nonché dai maggiori locali del centro, dotati di propri gruppi elettrici, non solo quando approssimativamente sarebbero stati ripristinati i servizi cittadini essenziali, ma anche quando, riaperti i battenti di cinema e teatri, Roma avrebbe potuto tornare a divertirsi, dopo i drammatici nove mesi di occupazione nazista. Così trascorse il primo giorno de Il Tempo, un giornale il cui successo è oggi sotto gli occhi di tutti, ma che in quell'ormai lontano 5 giugno 1944 aveva in cassa soltanto 3.600 lire, sufficienti appena, anche allora, a pagare lo stipendio di un solo redattore.       La prima pagina del 6 giugno 1944   La prima pagina del 31 gennaio 1945   La prima pagina del 26 giugno 1946   La prima pagina del 29 giugno 1947   La prima pagina del 18 aprile 1948   La prima pagina del 5 maggio 1949   La prima pagina del 1 novembre 1950   La prima pagina del 2 novembre 1951   La prima pagina del 18 agosto 1952   La prima pagina del 2 giugno 1953   La prima pagina del 3 gennaio 1954   La prima pagina del 19 novembre 1955   La prima pagina dell'8 agosto 1956   La prima pagina del 4 ottobre 1957   La prima pagina del 18 agosto 1961   La prima pagina dell'1 settembre 1958   La prima pagina del 26 giugno 1959   La prima pagina del 20 agosto 1960   La prima pagina del 28 ottobre 1962   La prima pagina del 23 novembre del 1963   La prima pagina del 22 agosto 1964   La prima pagina del 18 febbraio 1965   La prima pagina del 23 maggio 1966   La pagina del 18 marzo del 1967   La prima pagine del 24 settembre 1968   La prima pagina del 21 luglio 1969   La prima pagina del 23 luglio del 1970   La prima pagina del 17 marzo del 1971   La prima pagina del 18 maggio del 1972

Dai blog