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Tiziano Scarpa, Premio Strega, un traguardo o una partenza? «Un traguardo ed una partenza insieme.

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Hovinto di una sola lunghezza. Una notte indimenticabile». Perché scrive? «Scrivo perché leggendo scopri che i grandi non ti dicono tutta la verità sulle tante cose fondamentali della vita. E quella verità per me la trovi proprio nei libri. La fantasia è nei film, la letteratura ti svela le cose più difficili». Dov'è nato? «A Venezia, Ernani, mio papà, lavorava nel porto e Maria, mia mamma, lavorava negli alberghi». Una famiglia numerosa? «Ho un fratello pittore e sono stato a Venezia fino ai trent'anni, laurea in lettere moderne con Berardinelli». Venezia è per lei? «Un'isola, cammini, arrivi ad un orlo, con la bicicletta puoi pedalare non più di mezz'ora». E ora vive? «A Milano. Ma da poco son tornato a Venezia». Perché? «Milano è una città vivibile se hai una giusta casa, la bellezza di Milano è una bellezza d'interni, o è affidata al corpo umano, è la città della moda. Esci e devi fare compere. Son tornato a Venezia dove non ho una casa immensa ma esco e respiro la bellezza. Insomma, Venezia mi aiuta a godere la vita. Infine ha Lucia, la mia compagna, milanese e videoartista». Ha recitato anche in un film? «Sì, "Due rose nel deserto", un cammeo, con un grande maestro, Mario Monicelli». Ha sofferto per fare quello che fa? «Ho cominciato a collaborare con la Biennale cinema, ho corretto tanti cataloghi. Poi assunto alla Feltrinelli, era il 1996. Ho pubblicato il mio primo libro con Einaudi "Occhi sulla graticola". Ho anche fatto il redattore, oggi si chiama editor, nella casa editrice. Passavo da autori come Celati a Shakespeare, mi interessavo di reportage, di poesie». La parola per lei è? «È anche suono, una soda realtà. Quando scrivo penso alle parole dette e raccontate, nascono le mie sceniche letture». Stabat Mater è? «È un qualcosa che sento dentro di me. Venezia, ragazze senza famiglia, bambine senza amore che diventano donne. Ed è musica, tanta musica. Cecilia è la protagonista, ha 16 anni, suona il violino magnificamente. La musica forse la salva, la musica è la sua libertà, la sua fuga, l'uscita». E stabat Mater è una sua vittoria? «È solo e soltanto la vittoria del Premio Strega».

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