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di MARIDA CATERINI IL DILEMMA sulla tenuta del varietà nei palinsesti televisivi, ...

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La pretenziosità di alcuni recenti spettacoli di ispirarsi al vecchio, tradizionale varietà della Tv in bianco e nero, come «Famiglia Salemme», i «Raccomandati», lo stesso festival di Sanremo, persino «Ballando con le stelle», fino al recentissimo «Amore» con cui Raffaella Carrà è tornata in video, il sabato sera su Raiuno, e si è infranta contro la dura legge del responso del pubblico non sempre favorevole: nessuno di questi appuntamenti è riuscito mai ad eguagliare i grandissimi numeri d'audience con cui il genere si connotava fino a meno di un decennio fa, quegli ascolti, per intenderci, che sapeva raggiungere Pippo Baudo. I risultati poco gratificanti della Carrà nella prestigiosa postazione del sabato sera di Raiuno sono l'ultimo segnale di un malessere sui cui si continua a discutere. Colpa del prevaricare dei reality show e dell'irruzione in video di una grossolanità spalmata, oramai su tutto il palinsesto? Oppure, colpa della mancanza di idee, conseguenza dell'acquisizione di format stranieri apparentemente adattati alle esigenze della platea di casa nostra? Sarà un caso, ma molti dei varietà di quest'anno sono stati realizzati da Bibi Ballandi, il potente produttore bolognese. Mentre Mediaset, salvo qualche eccezione come gli spettacoli del Bagaglino firmati da Pierfrancesco Pingitore, ha preferito per adesso non puntare sul varietà, facendo slittare anche «Dancing on ice» sul pattinaggio artistico dei Vip, Raiuno da sabato prossimo sarà protagonista di una sfida di grande impatto: il confronto tra il varietà tradizionale rappresentato da «Amore» con la sacerdotessa Raffaella Carrà, ed il reality show puro espresso da «La fattoria» condotto da Barbara D'Urso che, proprio dall'otto aprile, muta collocazione e si sposta dal mercoledì al fine settimana. Le previsioni sembrano a favore di Canale 5. «Il reality è figlio del nostro tempo, incarna quel che lo spettatore desidera oggi vedere in Tv. Il varietà, invece, appartiene al passato — ha detto Roberta Capua, primadonna di «Buona domenica» e conduttrice, il sabato, sul pomeriggio di Canale 5 del programma «Tutti pazzi per i reality» — Ma non è detto che non possa risollevarsi, magari rigenerarsi in forme più adatte alla variazione dei gusti della platea televisiva. Ora, l'unico varietà che riesce ancora a piacere alla gente è «La Corrida», ma solo in quanto contiene il germe del reality, avendo come protagonista la gente comune. Lo dimostra il successo anche dell'ultima edizione che ha sbaragliato l'agguerrita concorrenza». «L'idea delle adozioni a distanza su cui ha puntato la Carrà è senza dubbio ammirevole, ma forse non era adatta al sabato sera, collocazione tradizionalmente votata all'intrattenimento più leggero, senza finalità benefiche. Una serata infrasettimanale avrebbe reso onore ai consueti alti ascolti della Carrà — ha poi affermato Lino Banfi, testimonial dell'Unicef — Io appartengo al varietà vecchia maniera al quale, credo, si senta il bisogno di ritornare. Oggi i programmi sono essenzialmente basati sulle battute dei singoli e, soprattutto, sono infarciti di parolacce. C'è da chiedersi se davvero si possa riuscire a rappresentare uno spettacolo elegante, basato su un'idea valida. Penso, ad esempio, a "Zelig": il programma è un contenitore di comici bravissimi. Ma lo spettacolo avrebbe il medesimo effetto se si chiedesse ai comici di raggrupparsi tutti insieme con il fine di realizzare un varietà?». Per Veronica Pivetti «se il genere ha bisogno di essere rivitalizzato, mi propongo io che non ho mai fatto varietà, ma nel quale mi metterei volentieri alla prova in una modalità assolutamente originale. Il varietà non può morire, solo che oggi forse riesce ad adeguarsi in maniera meno eclatante ai gusti mutati della Tv». Intanto, si respira un clima di evidente ma inconfessata preoccupazione negli ambienti di Raiuno per l'incognita delle rimanenti otto lunghe puntate di «Amor

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